«E vostra madre approvava?»

«Non fareste meglio a chiederlo a lei, questo?»

«Forse sarà meglio. Quali erano i vostri rapporti con la signorina Jupp prima di ieri sera, signor Maxie?»

«Se mi state chiedendo se eravamo amanti, la risposta è no. Mi dispiaceva per la sua condizione, la ammiravo, e mi attraeva. Non ho idea di che cosa lei pensasse di me.»

«E tuttavia lei accettò la vostra proposta di matrimonio?»

«Non precisamente. Comunicò a mia madre e ai suoi ospiti che le avevo fatto la proposta, e io naturalmente ne dedussi che intendeva accettare. Altrimenti non ci sarebbe stata nessuna ragione di rompere il riserbo di fronte agli altri.»

Dalgleish poteva immaginare mille motivi che potevano spingerla a rendere pubblico un fatto del genere, ma non era pronto a discuterne. Invitò invece il suo teste a fornirgli la sua versione sui fatti recenti, a partire da quando le compresse di Sommeil che mancavano erano state introdotte per la prima volta in quella casa.

«Così pensate che sia stata drogata, ispettore? Ho già parlato delle compresse al sovrintendente, quando è arrivato. Questa mattina presto erano sicuramente nella cassetta delle medicine di mio padre. La signorina Bowers le ha notate, quando è andata a cercare l'aspirina nell'armadietto. Ora non ci sono. L'unico Sommeil che c'è nell'armadietto, adesso, è in un pacchetto sigillato. La boccetta è sparita.»

«La troveremo certamente, signor Maxie. L'autopsia ci dirà se la signorina Jupp è stata drogata o meno, e nel caso, quanta di quella roba è stata usata. C'è senza dubbio qualcos'altro oltre al cacao, in quel boccale vicino al letto. Naturalmente, la roba può avercela messa lei stessa.»

«Se non è stata lei, ispettore, allora chi? La droga poteva anche non essere diretta a Sally. Quello vicino al letto, è il boccale di mia sorella. Ne abbiamo tutti uno, ognuno diverso dall'altro. Se la droga era destinata a Sally, dev'essere stata messa nella bevanda dopo che l'aveva portata su in stanza.»

«Se i boccali sono così caratterizzati, è strano che la signorina Jupp abbia preso quello sbagliato. Non le sembra un errore proprio inverosimile?»

«Può non essersi trattato di un errore» rispose seccamente Stephen.

Dalgleish non gli chiese spiegazioni al proposito, ma ascoltò il teste mentre raccontava della visita di Sally al St. Luke, il giovedì precedente, dei fatti verificatisi alla festa parrocchiale, dell'impulso improvviso che l'aveva spinto a dichiararsi, e infine del ritrovamento del corpo della sua fidanzata. Il racconto fu conciso, puramente fattuale, privo di scarti emotivi. Quando giunse a descrivere la scena nella stanza da letto di Sally, la sua voce aveva assunto un distacco quasi clinico. O aveva più controllo di quanto non ci si sarebbe aspettati da lui, o si era prefigurato l'interrogatorio, preparandosi in anticipo a non tradire paura o rimorso.

«Sono andato con Felix Hearne a prendere la scala. Lui era vestito, ma io ero ancora in vestaglia. Nell'andare verso le rimesse, di fronte alla finestra di Sally, ho perso una ciabatta, così lui è arrivato prima, e ha preso la scala. Ora che io l'avevo raggiunto, Hearne aveva tirato fuori la scala, e gridava per sapere dove la doveva portare. Gli ho mostrato la finestra di Sally. La scala l'abbiamo portata in due, nonostante sia abbastanza leggera. Potrebbe maneggiarla anche una persona da sola, per quanto forse non una donna. L'abbiamo appoggiata al muro, e Hearne è salito per primo, mentre io la tenevo ferma. Poi l'ho seguito subito. La finestra era aperta, ma le tendine erano tirate. Come avrete notato, il letto fa angolo retto con la finestra, con la testa rivolta verso di questa. C'è un ampio davanzale, nella parte dove la finestra sporge, e di solito sembra che Sally ci tenesse una collezione di animaletti di vetro. Notai che erano stati sparpagliati, e che la maggior parte si era rotta. Hearne è andato ad aprire la porta, mentre io stavo a fissare Sally. Le coperte erano tirate su fino alle guance, ma ho capito subito che era morta. Intanto tutta la famiglia era accorsa intorno al letto, e quando ho abbassato le coperte, abbiamo constatato quello che era successo. Giaceva sulla schiena - non l'abbiamo disturbata - e aveva un aspetto tranquillo. Ma voi sapete bene com'era. L'avete vista.»

«So cosa ho visto io» disse Dalgleish. «Voglio sapere che cosa avete visto voi, ora.»

Il ragazzo lo guardò stranamente, poi chiuse un attimo gli occhi, prima di rispondere. Parlò con voce piatta e inespressiva, come se recitasse una lezione appresa a memoria.

«C'era un rivolo di sangue all'angolo della bocca. Gli occhi erano quasi chiusi. C'era poi il segno abbastanza netto di un pollice, sotto la mascella destra, vicino alla tiroide, e i segni meno chiari di altre dita a sinistra, sulla cartilagine della tiroide. Erano le tracce chiare di uno strangolamento manuale, con la mano destra, dal davanti. Doveva essere stata usata molta forza, ma ho pensato che probabilmente la morte era dovuta a paralisi del nervo vago, e quindi forse molto improvvisa. C'erano pochi dei segni che accompagnano abitualmente l'asfissia. Ma in ogni caso questo lo sapremo dall'autopsia.»

«Mi aspetto che i risultati siano conformi alla vostra diagnosi. Vi siete fatto anche un'idea sull'ora della morte?»

«C'era un principio di irrigidimento cadaverico nella mascella e nei muscoli del collo. Non so se si era esteso oltre. Sto descrivendo i segni che ho notato in stato quasi incosciente. Non potete aspettarvi una perizia precisa del decesso, in simili circostanze.»

Il sergente Martin, con la testa china sul suo taccuino, intravvide con certezza la prima nota lievemente isterica. "Povero diavolo. Il vecchio Dalgleish può essere piuttosto brutale. Ha retto bene finora, però. Troppo bene, per essere un uomo che ha appena scoperto il cadavere della sua ragazza. Sempre che fosse la sua ragazza."

«Avrò il referto completo sul decesso a tempo debito» disse Dalgleish pacatamente. «Mi interessava la vostra valutazione circa l'ora della morte.»

«Era una notte piuttosto calda, nonostante la pioggia. Direi che il fatto era accaduto non meno di cinque ore prima, e non più di otto.»

«Avete ucciso voi Sally Jupp, dottore?»

«No.»

«Sapete chi è stato?»

«No.»

«Quali sono stati i vostri movimenti da quando avete finito di cenare, sabato sera, a quando la signorina Bowers vi ha chiamato stamattina, per dirvi che la porta di Sally Jupp era chiusa?»

«Abbiamo preso il caffè in salotto. Poi, alle nove circa, mia madre ha suggerito che cominciassimo a contare il denaro. Era al sicuro qui nello studio. Ho pensato che sarebbero stati meglio senza di me, e visto che non avevo sonno, sono uscito per una passeggiata. Ho detto a mia madre che potevo fare tardi, e le ho chiesto di lasciarmi aperta la porta sud. Non avevo nessun progetto particolare in testa, ma appena uscito di casa mi è venuta voglia di andare a trovare Sam Bocock. Vive da solo nel villino in fondo al nostro giardino, dopo il prato. Ho attraversato il giardino e il prato, fino al suo villino, e sono stato lì con lui fino a tardi. Non riesco a ricordare esattamente quando l'ho lasciato, ma forse lui potrà aiutarvi. Credo che fossero appena passate le undici. Sono tornato indietro da solo, sono entrato dalla porta sud, l'ho richiusa e sono andato a letto. Questo è tutto.»

«Siete andato direttamente a casa?»

La sua esitazione, quasi impercettibile, non sfuggì a Dalgleish.

«Sì.»

«Questo vuol dire che eravate a casa per che ora?»

«Sono solo cinque minuti di cammino, dal villino di Bocock, ma non avevo fretta. Penso di essere stato a casa, e a letto, per le undici e mezza.»

«È un peccato che non possiate essere preciso sull'ora, dottor Maxie. Ed è anche sorprendente, visto che tenete un orologio col quadrante luminoso sul vostro comodino.»

«Posso anche avere un orologio, ma questo non significa che io prenda sempre nota dell'ora a cui mi corico o a cui mi alzo.»

«Avete speso più o meno due ore con il signor Bocock. Di che cosa avete parlato?»

«Prevalentemente di cavalli e musica. Ha un giradischi piuttosto buono. Abbiamo ascoltato il suo nuovo disco - Klemperer che dirige l'Eroica,per la precisione.»

«È vostra abitudine far visita al signor Bocock, e passar la notte con lui?»

«Abitudine? Bocock è stato il palafreniere di mio nonno. È un mio amico. Non andate a trovare i vostri amici voi, quando ne avete voglia, ispettore, o forse non ne avete?»

Era il primo scatto di collera. La faccia di Dalgleish non mostrò alcuna emozione, né soddisfazione. Spinse attraverso il tavolo un pezzo di carta, su cui stavano tre minuscole schegge di vetro.

«Queste sono state trovate nella rimessa di fronte alla stanza della signorina Jupp, dove dite che viene tenuta normalmente la scala. Sapete di che cosa si tratta?»

Stephen Maxie si chinò sul foglio, e ne esaminò il contenuto senza apparente interesse.

«Sono schegge di vetro, ovviamente. Non posso dirvi di più al riguardo. Potrebbero essere parte dei frantumi di un vetro di orologio.»

«O appartenente ad uno degli animaletti rotti nella stanza della signorina Jupp.»

«È possibile.»

«Vedo che avete un piccolo cerotto sulla mano destra. Cosa vi siete fatto?»

«Mi sono fatto una lieve escoriazione, tornando a casa l'altra sera. Ho strisciato la mano contro la corteccia di un albero. Almeno, questa è la spiegazione più plausibile. Non me ne sono accorto quando è successo, e ho notato il sangue solo quand'ero già in camera da letto. Mi sono messo il cerotto prima di andare a letto, e normalmente a quest'ora me lo sarei già tolto. Non era un'escoriazione preoccupante, ma devo curare le mie mani io.»

«Posso vedere, per favore?»

Maxie venne avanti, e appoggiò il palmo della mano sulla scrivania. Dalgleish notò che non tremava. Prese il cerotto da un lato, e lo strappò. Insieme esaminarono la nocca, scolorita. Maxie continuava a non mostrare segni di nervosismo, ma scrutava invece la sua mano con l'aria condiscendente dell'esperto che ispezioni un oggetto scarsamente degno della sua attenzione. Prese il cerotto strappato, lo piegò accuratamente, e lo gettò con gesto preciso nel cestino.

«A me sembra un taglio» disse Dalgleish. «O potrebbe essere il segno di un'unghia, naturalmente.»

«Potrebbe, naturalmente» concordò l'interrogato con facilità. «Ma se fosse così, non vi aspettereste di trovare sangue e pelle sotto l'unghia che l'ha provocato? Mi dispiace di non poter ricordare come è successo.» Lo guardò di nuovo, e aggiunse: «In effetti sembra un piccolo taglio, ma è ridicolmente piccolo. In due giorni non sarà più visibile. Siete sicuro di non volerlo fotografare?»

«No, grazie» disse Dalgleish. «Abbiamo avuto qualcosa di più serio da fotografare, di sopra.»

Gli diede grande soddisfazione osservare l'effetto prodotto dalle sue parole. Finché si occupava di quel caso, nessuno degli indiziati doveva credere di poter fuggire dall'orrore che era stato disteso sul letto di sopra, rinchiudendosi in un proprio mondo di distacco e cinismo. Attese un attimo, poi continuò senza rimorsi:

«Vorrei chiarire perfettamente questa faccenda della porta sud. Dà direttamente sulla rampa di scale che conducono alla vecchia stanza dei bambini. In questo senso si può dire che la signorina Jupp dormisse in una parte della casa dotata di un ingresso personale. Quasi un appartamento indipendente, in effetti. Una volta chiusa l'ala di servizio, poteva far entrare visitatori da quella porta senza grandi rischi di essere scoperta. Se la porta veniva lasciata aperta, un visitatore poteva guadagnare facilmente la porta della sua stanza. Ora, voi dite che la porta è rimasta aperta per voi dalle nove, quando avete finito di cenare, fino a poco dopo le undici, quando siete rincasato dal villino di Bocock. Ditemi allora: è corretto affermare che chiunque avrebbe potuto entrare in casa in quel lasso di tempo?»

«Sì, suppongo di sì.»

«Certamente voi dovreste sapermi dire con sicurezza se questo era possibile o meno, signor Maxie.»

«Sì, potevano. Come avrete notato, la porta ha due pesanti chiavistelli, e una serratura ad incastro. La serratura è anni che non viene usata. Ci dovrebbero essere le chiavi da qualche parte, suppongo. Mia madre forse lo sa. Di giorno teniamo la porta chiusa normalmente, e di notte tiriamo i chiavistelli. Di solito d'inverno viene tenuta sempre serrata, e difficilmente la usiamo. C'è un'altra porta nell'ala di servizio. Siamo piuttosto negligenti sulla chiusura della casa, ma non abbiamo mai avuto problemi qui. E anche se chiudessimo le porte attentamente poi, la casa non sarebbe comunque a prova di ladro. Chiunque potrebbe entrare dalle porte-finestre in salotto. Le chiudiamo, ma il vetro potrebbe essere facilmente rotto. Non ci è mai sembrato valesse la pena di preoccuparsi troppo della sicurezza.»

«E oltre a questa porta sempre aperta, c'era una comoda scala nel vecchio edificio delle stalle?»

Stephen scosse leggermente le spalle.

«Bisogna pur tenerla da qualche parte. Non usiamo chiudere a chiave le scale, solo perché qualcuno potrebbe avere l'idea di usarle per passare dalle finestre.»

«Non abbiamo ancora le prove che qualcuno l'abbia fatto. Sono ancora interessato invece a quella porta. Sareste pronto a giurare che era aperta, quando siete tornato dal villino del signor Bocock?»

«Naturalmente. Se no non sarei potuto entrare.»

Dalgleish disse velocemente: «Vi rendete conto dell'importanza di determinare a che ora di preciso avete chiuso definitivamente quella porta?»

«Naturalmente.»

«Allora vi chiederò ancora una volta a che ora l'avete chiusa, e vi avviso di pensarci bene prima di rispondermi.»

Stephen lo guardò dritto negli occhi, e disse quasi con noncuranza: «Erano le dodici e trentatré minuti del mio orologio. Non riuscivo a dormire, e a mezzanotte e mezza mi ricordai improvvisamente di non aver chiuso la porta. Così mi sono alzato, e l'ho fatto. Non ho visto nessuno, né udito nulla, e sono tornato direttamente nella mia stanza. È stato molto trascurato da parte mia, ma se c'è una legge che punisce chi si dimentica le porte aperte, mi piacerebbe conoscerla.»

«Così, alle dodici e trentatré avete chiuso la porta sud?»

«Sì» rispose Stephen Maxie tranquillamente. «Alle dodici e trentatré.»

 

13

 

In Catherine Bowers, Dalgleish ebbe una teste al di là di ogni più rosea speranza di poliziotto, composta, coscienziosa, e sicura di sé. Entrò, mantenendo un grande autocontrollo, senza mostrare segni di nervosismo o dolore. A Dalgleish non piaceva. Sapeva di essere soggetto a queste antipatie personali, e aveva imparato da tempo a nasconderle e a non dargli peso. Ma aveva visto giusto nel reputarla un'attenta osservatrice. Era stata pronta nel registrare le reazioni della gente, come nell'annotare il succedersi degli eventi. Fu da Catherine che Dalgleish apprese come i Maxie fossero rimasti scioccati dall'annuncio di Sally, con che riso trionfante questa avesse comunicato la notizia, e che effetto insolito avessero prodotto le sue osservazioni sulla signorina Liddell alla medesima. La signorina Bowers era anche perfettamente preparata a parlare delle proprie sensazioni.

«Certo fu un trauma, quando Sally ci diede quella notizia, ma posso figurarmi bene come sia accaduto. Nessuno è più gentile d'animo del dottor Maxie. Ha una coscienza sociale troppo sviluppata, come gli dico sempre, e la ragazza se n'è semplicemente avvantaggiata. So che non poteva veramente amarla. Non me ne ha mai parlato, e io sarei stata la prima a saperlo. Se si fossero veramente amati l'un l'altro, avrebbe potuto contare sul fatto che io capissi, e lo lasciassi libero.»

«Volete dire che c'era un fidanzamento tra voi due?» Dalgleish faticò a non lasciar trasparire la sorpresa dalla sua voce. Mancava solo un'altra fidanzata, per rendere il caso veramente fantastico.

«Non proprio un fidanzamento, ispettore. Non ci sono stati né anelli, né altre cose del genere. Ma siamo stati intimi amici per tanto tempo, che era dato un po' per scontato... penso che parlereste di un'intesa. Comunque non c'erano progetti ben definiti. Il dottor Maxie ha una lunga strada da percorrere, prima di poter pensare al matrimonio. E poi c'è la malattia di suo padre da tener presente.»

«Insomma, di fatto, non vi eravate impegnati a un matrimonio?»

Posta di fronte ad una domanda così poco compromettente, Catherine ammise, ma con un piccolo sorriso di compiacimento, che la reputava solo una questione di tempo.

«Quando siete arrivata a Martingale per il fine settimana, non c'è stato niente di insolito che vi abbia colpito?»

«Beh, ho fatto un po' tardi venerdì sera. Sono arrivata poco prima di cena. Il dottor Maxie è arrivato nella tarda nottata, e Felix Hearne soltanto la mattina del sabato. Così a cena eravamo solo io, la signora Maxie e Deborah. Ho pensato che fossero un po' preoccupati. Non mi piace di doverlo dire, ma temo che Sally Jupp fosse una piccola calcolatrice. Ci serviva lei quella sera, ed il suo atteggiamento non mi è piaciuto per niente.»

Dalgleish la interrogò più a fondo, ma per quello che ne poté capire, l'"atteggiamento" non era consistito in altro che una lieve scrollata del capo quando Deborah si era rivolta a lei, e nell'aver dimenticato una volta di chiamare "signora" la padrona di casa. Tuttavia non scartò le informazioni di Catherine come prive di valore. Era verosimile che né la signora Maxie, né la figlia si scordassero del pericolo che era tra loro.

Dalgleish cambiò argomento, e la portò pian piano a parlare dei fatti di domenica mattina. Catherine raccontò come si era svegliata col mal di testa, dopo una notte ben grama, ed era andata in cerca di un'aspirina. La signora Maxie l'aveva invitata a servirsi da sola. Era allora che aveva notato la boccetta di Sommeil. Dapprima aveva confuso le compresse con quelle dell'aspirina, ma si era poi subito resa conto che erano troppo piccole, e del colore sbagliato. Senza contare che la boccetta era etichettata. Non aveva fatto caso a quante compresse c'erano nella boccetta, ma era assolutamente certa che la boccetta era nell'armadietto delle medicine quella mattina, alle sette, così com'era sicura che non c'era più quando lei e Stephen Maxie l'avevano cercata, dopo aver trovato il corpo di Sally Jupp. L'unico Sommeil rimasto nell'armadietto era un pacchetto ancora sigillato.

Dalgleish le chiese di descrivere il ritrovamento del cadavere, e fu sorpreso dal quadro vivace che gliene seppe dare.

«Quando Martha è venuta a dire alla signora Maxie che Sally non si era alzata, dapprima abbiamo pensato semplicemente che dormisse ancora. Poi Martha è tornata dicendo che la sua porta era chiusa col chiavistello, e che Jimmy piangeva, e noi allora siamo andati a vedere che cosa era successo. Che la porta fosse chiusa dal di dentro era certo. Come sapete, il dottor Maxie e il signor Hearne sono entrati dalla finestra, e io ho sentito uno di loro che tirava il chiavistello. Credo che sia stato il signor Hearne, perché è lui che ha aperto la porta. Stephen era in piedi vicino al letto, che fissava Sally. Il signor Hearne ha detto: "Temo che sia morta". Qualcuno ha lanciato un urlo. Credo che fosse Martha, ma non ho guardato per sincerarmene. Io ho detto: ""Non può essere! Stava bene ieri sera!".

Poi ci siamo avvicinati tutti al letto, e Stephen ha tirato giù il lenzuolo dalla sua faccia. Prima era su fino alla guancia, e piegato compostamente. Ho pensato che sembrava che qualcuno le avesse rimboccato confortevolmente le coperte per la notte. Quando poi abbiamo visto i segni sul suo collo, abbiamo capito quello che era successo. La signora Maxie ha chiuso un attimo gli occhi, e io le sono corsa vicino, pensando che potesse svenire. Invece è riuscita a mantenersi in piedi, afferrando la spalliera in fondo al letto. Tremava così forte, che anche il letto tremava con lei. È solo un letto singolo, leggero, come avrete potuto vedere, ed il tremito faceva sobbalzare molto dolcemente il corpo, su e giù. Stephen ha detto molto teneramente: "Copritele la faccia", ma il signor Hearne gli ha ricordato che avrebbe fatto meglio a non toccare più niente, fino all'arrivo della polizia. Il signor Hearne è il più calmo, ho pensato, ma immagino che sia abituato alle morti violente. Sembrava più interessato che colpito. Si è chinato su Sally, e le ha alzato una palpebra. Stephen allora gli ha detto violentemente: "Non mi preoccuperei, Hearne. È proprio morta". Il signor Hearne gli ha risposto: "Non è questo. Mi sto chiedendo, perché non ha fatto resistenza". Poi ha immerso il mignolo nel boccale di cacao sul comodino. Era pieno poco oltre la metà, e aveva formato la pellicola in superficie. La pellicola gli si è attaccata al dito, e lui se l'è tolta strofinando il dito sul bordo del boccale, prima di ficcarselo in bocca. Lo guardavamo tutti come se stesse per dimostrarci qualcosa di meraviglioso. Mi è sembrato che la signora Maxie avesse un'aria - beh, piuttosto speranzosa. Come un bambino ad una festa. Stephen gli ha detto: "Allora, cos'è?". Il signor Hearne ha scosso le spalle e ha detto: "Questo sta all'analista dirlo. Io credo che sia stata drogata". A questo punto Deborah ha dato in una specie di rantolo, ed è andata come a tastoni verso la porta. Era mortalmente pallida, e certamente sarebbe stata male. Stavo per andare a raggiungerla, quando il signor Hearne mi ha detto in tono aspro: "Va bene. Lasciate fare a me". L'ha guidata fuori della stanza, e penso che siano andati nel bagno della ragazza, nella porta accanto. Non ero sorpresa. Me lo sarei aspettato un simile cedimento da parte di Deborah. Con ciò, nella stanza con me rimanevano la signora Maxie e Stephen. Allora ho suggerito alla signora Maxie di trovare una chiave per chiudere la stanza, e lei mi ha risposto: "Certo. Credo che sia la regola. E non dovremmo anche chiamare la polizia? Penso che sia meglio andare nello spogliatoio". Penso che volesse dire che avrebbe consentito una maggior riservatezza. Mi ricordo di aver pensato: "Se telefoniamo dallo spogliatoio le persone di servizio non potranno origliare", dimenticando che "le persone di servizio" significava Sally, e che Sally non avrebbe più potuto sentire niente.»

«Volete dire che la signorina Jupp aveva l'abitudine di origliare le conversazioni degli altri?» la interruppe l'ispettore.

«Io ho sempre avuto quest'impressione, ispettore. Ma soprattutto ho sempre pensato che fosse infida e sleale. Non ha mai mostrato gratitudine per quello che la famiglia faceva per lei. Naturalmente odiava la signorina Riscoe. Chiunque poteva vederlo. Immagino che vi sia stato raccontato del vestito copiato.»

Dalgleish si mostrò interessato da questo elemento intrigante, e fu ricompensato con una descrizione vivace dell'incidente, e delle reazioni che aveva suscitato.

«Potete vedere, ora, che tipo di ragazza fosse. La signorina Riscoe ha fatto finta di prenderla con calma, ma io ho visto quello che provava. Avrebbe potuto uccidere Sally.» Catherine Bowers si tirò la gonna sulle ginocchia, con un compiacente gesto di falsa modestia. O era una splendida attrice, o non era consapevole dell'inopportunità del gesto. Dalgleish continuò l'interrogatorio, con la sensazione di trovarsi forse di fronte a una personalità più complessa di quanto non avesse creduto.

«Potreste dirmi cosa è successo quando la signora Maxie, suo figlio e voi avete raggiunto lo spogliatoio?»

«Ci stavo arrivando, ispettore. Avevo preso su Jimmy dal lettino, e lo tenevo in braccio. Mi sembrava terribile che dovesse stare da solo in quella stanza, con la madre morta. Quando ci eravamo precipitati tutti dentro, aveva smesso di piangere, e credo che nessuno di noi abbia pensato a lui per un po'. Poi d'un tratto l'ho notato. Si era tirato su aggrappandosi alle sbarre del lettino, e stava lì in equilibrio, con il suo pannolino bagnato che gli pendeva fino alle caviglie, ed un'espressione davvero incuriosita nel volto. Naturalmente è troppo piccolo per capire, grazie a Dio, e suppongo che si chiedesse semplicemente cosa facevano tante persone intorno al letto di sua madre. Si era zittito del tutto, e mi è venuto in braccio piuttosto volentieri. Così l'ho portato con me nello spogliatoio. Quando ci siamo arrivati, il dottor Maxie è andato dritto all'armadietto delle medicine. Ha detto: "È sparita!". Gli ho chiesto cosa voleva dire, e mi ha spiegato che mancava il Sommeil. Era la prima volta che ne sentivo parlare. Potei dirgli che la boccetta era al suo posto, quando ero andata per prendere l'aspirina. Mentre parlavamo, la signora Maxie era andata in camera del marito. Ci è stata pochi minuti, e quando è tornata, disse: "Sta bene. Dorme. Avete già chiamato la polizia?". Stephen è andato verso il telefono, e io ho detto che avrei portato Jimmy con me, mentre mi vestivo, e poi gli avrei dato la colazione. Nessuno mi ha risposto, ed io sono andata verso la porta. Proprio prima di uscire, mi sono voltata. Stephen aveva la mano sul ricevitore, e sua madre gli ha posato la mano sopra all'improvviso. Ho sentito che gli diceva: "Aspetta. C'è una cosa che devo sapere". Stephen le ha risposto: "Non devi chiedermelo. Non ne so nulla. Lo giuro". La signora Maxie ha emesso un lieve sospiro, e si è messa la mano sugli occhi. Poi Stephen ha alzato il ricevitore, e io sono uscita.»

Fece una pausa, e guardò Dalgleish, come se si aspettasse o lo invitasse a un commento. «Grazie» disse in tono grave. «Vi prego, continuate.»

«In realtà non c'è più molto da dire, ispettore. Ho portato Jimmy in stanza con me, prendendo un pannolino pulito nel bagno piccolo, strada facendo. La signorina Riscoe e il signor Hearne erano ancora lì. Era stata male, e lui l'aiutava a lavarsi la faccia. Non sono sembrati molto contenti di vedermi. Io ho detto: "Quando stai meglio, credo che tua madre avrebbe bisogno di un po' d'attenzione. Io sto badando a Jimmy". Nessuno dei due mi ha risposto. Ho trovato i pannolini sulle mensole dell'armadio, e sono andata in stanza a cambiare Jimmy. Poi l'ho lasciato giocare sul mio letto, mentre mi vestivo. Ci ho messo solo dieci minuti. Poi l'ho portato in cucina, e gli ho dato un uovo alla coque, con delle fettine di pane imburrato e latte caldo. È stato benissimo per tutto il tempo. Martha era in cucina che faceva colazione, ma non abbiamo parlato. Quello che mi ha stupito, è stato trovarci anche il signor Hearne. Stava facendo il caffè. Credo che la signorina Riscoe fosse con sua madre. Neanche il signor Hearne sembrava disposto a parlare. Suppongo che ce l'avesse con me, per quello che avevo detto alla signorina Riscoe. Per lui Deborah non può fare niente di sbagliato, come avrete supposto. Bene, poiché non sembravano propensi a discutere sul da farsi, ho deciso di prendere in mano la faccenda, e sono andata in anticamera con Jimmy, per telefonare alla signorina Liddell. Le ho detto cosa era successo, e le ho chiesto di riprendere il bambino fino a che le cose non si fossero chiarite. È venuta col taxi nel giro di un quarto d'ora, e per allora erano già arrivati il dottor Epps e la polizia. Il resto lo sapete.»

«È stato un racconto molto utile e chiaro, signorina Bowers. Avete il pregio di essere un'osservatrice allenata, ma non tutti gli osservatori riescono a presentare i fatti in sequenza logica. Non vi tratterrò ancora molto. Vorrei solo fare un attimo un passo indietro, alla prima parte della notte. Finora mi avete descritto molto chiaramente i fatti di ieri sera e stamattina. Quello che ora vorrei tentare di stabilire, è la sequenza dei fatti dalle dieci di sera in poi. A quell'ora credo che foste ancora nello studio con la signora Maxie, il dottor Epps e la signorina Liddell. Continuate da lì, per favore.»

Per la prima volta Dalgleish individuò una traccia di esitazione nella risposta dell'indiziata. Finora aveva risposto al suo interrogatorio con scioltezza, dandogli un'impressione di spontaneità non artefatta, e l'ispettore poteva pensare che Catherine Bowers non avesse trovato l'interrogatorio imbarazzante. Era difficile conciliare quegli sfoghi disinibiti con una coscienza colpevole. Ora, tuttavia, percepì l'improvviso venir meno della confidenza, una lieve tendenza a spostarsi su uno sgradevole tono enfatico. Catherine confermò che la signorina Liddell e il dottor Epps avevano lasciato lo studio, per tornare a casa, alle dieci e mezza circa. La signora Maxie li aveva guardati andar via, ed era tornata da Catherine. Avevano riordinato insieme le carte, e messo al sicuro il denaro. La signora Maxie non aveva accennato d'aver visto Sally, e nessuna delle due aveva parlato di lei. Dopo aver messo al sicuro il denaro, erano andate in cucina. Martha si era ritirata per la notte, ma aveva lasciato un pentolino di latte sulla stufa, ed un vassoio d'argento con delle tazze sul tavolo della cucina. Catherine si ricordava di aver notato che la tazza di Wedgwood della signorina Riscoe non c'era, e di aver pensato che fosse strano che il signor Hearne e la signorina Riscoe avessero potuto entrare dal giardino senza che nessuno lo sapesse. Non le era mai passato per la testa che Sally avesse potuto prendere la tazza, per quanto naturalmente uno potesse anche pensare che era proprio il tipo di cosa che avrebbe potuto fare. La tazza del dottor Maxie c'era, assieme ad una di vetro con manico di sostegno, che apparteneva alla signora Maxie, ed erano state aggiunte due tazze col piattino per gli ospiti. Sul tavolo c'erano anche una zuccheriera e due bricchi di latte. Non c'era il cacao. La signora Maxie e Catherine avevano preso le loro bevande, e le avevano portate su nello spogliatoio del signor Maxie, dove la moglie avrebbe passato la notte. Catherine aveva aiutato a rifare il letto dell'invalido, e poi si era fermata a bere la sua ovomaltina davanti al focolare dello spogliatoio. Si era offerta di stare un po' su con la signora Maxie, ma l'offerta non era stata accettata. Dopo circa mezz'ora Catherine l'aveva lasciata, per andare nella sua stanza. Dormiva dalla parte opposta di Sally. Andando in camera non aveva visto nessuno. Dopo essersi svestita, era andata in bagno con la vestaglia, ed era tornata in stanza che erano circa le undici e un quarto. Mentre chiudeva le era sembrato di sentire il signor Hearne e la signorina Riscoe che salivano le scale, ma non poteva esserne sicura. Di Sally, fino a quel momento non aveva visto o sentito nulla. A questo punto Catherine si fermò un attimo, e Dalgleish attese pazientemente, ma con accresciuto interesse. Nell'angolo il sergente Martin voltò una pagina del suo taccuino, abilmente silenzioso, e lanciò un rapido sguardo al capo con la coda dell'occhio. Se non si sbagliava, i pollici del vecchio formicolavano ora. «Sì, signorina Bowers» la incitò Dalgleish inesorabile. La sua teste proseguì coraggiosamente. «Temo che questa parte la troverete un po' strana, ma sul momento sembrava tutto perfettamente naturale. Come potete capire, la scena avvenuta prima di cena era stata un duro colpo per me. Non potevo credere che Stephen e quella ragazza si fossero fidanzati. In fondo non era stato lui a dare la notizia, e io non ho creduto neanche un istante che si fosse veramente proposto. La cena è stata terribile, come potete immaginare, e poi, hanno continuato tutti a comportarsi come se niente fosse successo. Era naturale; i Maxie non mostrano mai i loro veri sentimenti. Ma la signorina Riscoe se n'è andata con il signor Hearne, e sono sicura che ne hanno parlato a lungo, discutendo anche sul da farsi. Eppure nessuno mi ha detto niente, anche se in un certo senso ero la più colpita. Ho pensato che forse la signora Maxie me ne avrebbe parlato, quando se ne fossero andati gli altri due ospiti, ma ho capito che non ne aveva intenzione. Quando sono arrivata in stanza, mi sono resa conto che se non avessi fatto qualcosa, nessuno l'avrebbe fatto per me. Non potevo sopportare di starmene lì sdraiata tutta la notte, senza sapere il peggio. Volevo semplicemente sapere la verità. La cosa più naturale sembrava quella di chiederlo a Sally. Pensavo che se fossi riuscita a parlarle da sola, avrei forse potuto rimediare all'intera faccenda. Sapevo che era tardi, ma mi sembrava l'unica possibilità. Ero rimasta sdraiata per un po', al buio, ma quando mi sono decisa, ho acceso la luce sul comodino e ho guardato l'orologio. Mancavano tre minuti a mezzanotte. Per lo stato d'animo in cui ero, non mi sembrava molto tardi. Allora mi sono infilata la vestaglia, ho preso la mia pila tascabile, e sono andata da Sally. La porta era chiusa, ma potevo vedere che la luce era accesa, perché filtrava dal buco della serratura. Ho bussato alla porta, e l'ho chiamata a bassa voce. La porta è molto pesante, come sapete, ma mi deve aver sentito, perché subito ho sentito il chiavistello chiudersi, e la luce si è spenta. Ho riprovato a bussare e chiamare, ma era evidente che non intendeva aprirmi, e me ne sono tornata in stanza. Strada facendo ho pensato che dovevo vedere Stephen. Non riuscivo ad accettare l'idea di andare a letto nella stessa incertezza. Pensavo che forse avrebbe voluto confidarsi con me. Così ho fatto marcia indietro, e dalla mia porta sono andata verso la sua. La luce era spenta, e quindi ho bussato leggermente, e sono entrata. Sentivo che se solo avessi potuto vederlo, mi sarei sentita meglio.»

«E fu così?» chiese Dalgleish.

Questa volta l'aria di serena confidenza era svanita del tutto. Non poteva esserci possibilità di errore sull'improvviso dolore apparso in quegli occhi poco attraenti.

«Non c'era, ispettore. Il letto era preparato per la notte, col lenzuolo rivoltato, ma lui non c'era.» Fece un brusco tentativo di riprendere i modi di prima, e gli offerse un sorriso quasi patetico nella sua artificiosità. «Adesso so che Stephen era da Bocock, ma sul momento fu molto deludente.»

«Lo credo» concordò gravemente Dalgleish.

 

14

 

La signora Maxie si sedette silenziosa e composta. Gli offerse tutte le facilitazioni di cui potesse aver bisogno, e auspicò soltanto che l'indagine potesse essere condotta in porto senza disturbare suo marito, che era gravemente malato, e incapace di rendersi conto di quello che era successo. Osservandola da dietro la scrivania, Dalgleish poté rendersi conto di come sarebbe stata la figlia, forse, tra trent'anni. Le sue mani, forti e capaci, erano adagiate in grembo. Anche da lontano poté notare come somigliavano a quelle di suo figlio. Notò anche, con grande interesse, che le sue unghie, come quelle del chirurgo, erano tagliate molto corte. Non riuscì a scorgere nessun segno di nervosismo. Sembrava impersonare piuttosto la pacifica accettazione di quella prova inevitabile. Sentiva che non si trattava di una rassegnazione costruita al momento, ma di una serenità fondata su una sorta di saldezza interiore, che occorreva ben altro che un'indagine per omicidio a scuotere. Rispose alle sue domande con voluta ponderatezza. Era come se soppesasse ogni parola. Tuttavia non aveva nulla di nuovo da raccontargli. Confermò il quadro fornito da Catherine Bowers sulla scoperta del cadavere, e il suo racconto del giorno precedente coincideva con gli altri già uditi. Dopo la partenza della signorina Liddell e del dottor Epps, alle dieci e mezza circa, aveva chiuso la casa, ad eccezione della finestra del salotto e della porta posteriore. La signorina Bowers l'aveva accompagnata. Insieme avevano preso le tazze di latte in cucina - era rimasta giù solo quella di suo figlio - ed erano andate a letto, di sopra. Lei aveva passato la notte metà dormendo, e metà sveglia ad accudire suo marito. Non aveva visto né udito alcunché di insolito. Nessuno era venuto da quelle parti fino alla mattina presto, quando era arrivata la signorina Bowers a chiedere dell'aspirina. Lei non sapeva niente delle compresse che si era detto fossero state trovate nel letto di suo marito, e trovava la storia difficilmente credibile. A suo modo di vedere sarebbe stato impossibile per lui nascondere niente nel materasso, senza che la signora Bultitaft lo scoprisse. Suo figlio non le aveva detto nulla, ma le aveva accennato di aver sostituito le compresse con una medicina solubile. La cosa non l'aveva sorpresa. Aveva pensato che stesse sperimentando qualche nuovo preparato dell'ospedale, ed era sicura che non avrebbe prescritto niente senza l'approvazione del dottor Epps.

La sua compostezza non venne meno, fino a quando non giunsero le pazienti e penetranti domande circa il fidanzamento di suo figlio. E anche allora fu piuttosto l'irritazione che la paura ad incrinare la sua voce. Dalgleish ebbe la sensazione che i consueti preamboli con cui tentava gentilmente di addolcire le domande imbarazzanti, sarebbero stati fuori luogo in quella circostanza, e più urtanti delle domande stesse. Le chiese dunque schiettamente:

«Qual era il vostro atteggiamento riguardo al fidanzamento tra vostro figlio e la signorina Jupp, signora?»

«È durato veramente troppo poco, per essere degno di quel nome. Mi sorprende che vi disturbiate a chiedermelo, ispettore. Dovreste sapere che l'avrei disapprovato decisamente.»

"Beh, questa è stata una risposta piuttosto franca, indubbiamente" pensò Dalgleish. "Ma cos'altro poteva dire? Difficilmente avremmo creduto che le facesse piacere."

«Anche se il suo attaccamento a vostro figlio fosse stato sincero?»

«Le faccio l'onore di credere che lo fosse. Che differenza fa? Avrei disapprovato comunque. Non avevano nulla in comune. Mio figlio avrebbe dovuto mantenere il figlio di un altro, e questo avrebbe ostacolato certamente la sua carriera. Si sarebbero odiati nel giro di un anno. Questi matrimoni raramente reggono. Come potrebbero? Nessuna ragazza di spirito amerebbe pensare di essere sopportata, e Sally di spirito ne aveva parecchio, anche se aveva deciso di non mostrarlo. E dirò di più, dubito che si sarebbero sposati. Stephen ha ben poco denaro da parte. È naturale che disapprovavo questo cosiddetto fidanzamento. Voi desiderereste un simile matrimonio per vostro figlio?»

Per un attimo, brevissimo, Dalgleish pensò che sapesse. Era un luogo comune in realtà, un argomento quasi banale, che qualsiasi madre in tali circostanze avrebbe potuto usare. Non era possibile che ne conoscesse la forza. Si chiese che cosa avrebbe detto se avesse risposto: «Non ho figli. Il mio unico figlio è morto tre ore dopo la nascita, con sua madre. Non ho figli da maritare - né in modo conveniente, né sconveniente». Poteva immaginare dal cipiglio di lei, aggrottato in segno di educata antipatia, che l'avrebbe imbarazzata, mettendola di fronte d'un tratto ad un dolore così vecchio, intimo, privo di relazione con la faccenda che stavano trattando. Le rispose quindi brevemente:

«No. Neanch'io lo desidererei. Mi dispiace di avervi importunata tanto tempo con una faccenda che sembra non riguardare che voi. Tuttavia dovete comprendere che è importante.»

«Naturalmente. Dal vostro punto di vista fornisce un movente a diversa gente, e a me innanzitutto. Ma uno non uccide per evitare un fatto socialmente sgradevole. Ammetto che intendevo fare tutto quanto era in mio potere, per evitare questo matrimonio. Avrei parlato con Stephen, il giorno seguente. Sono sicura che saremmo riusciti a fare qualcosa per Sally, senza bisogno di accoglierla nella famiglia. Ci dev'essere un limite alle aspettative di questa gente.»

L'improvvisa acredine nella sua voce, mentre pronunciava quest'ultima frase, risvegliò anche il sergente Martin dall'automatismo del prendere appunti. Tuttavia la signora Maxie, rendendosi conto di aver parlato troppo, non aggravò il suo errore dicendo altro. Osservandola, Dalgleish rifletté a come assomigliasse incredibilmente a una di quelle figure pubblicitarie, ad acquarello, per il sapone o l'acqua di Colonia. Persino il basso vaso di fiori tra loro, sulla scrivania, enfatizzava la sua serena distinzione, come se vi fosse stato messo dalla mano accorta di un fotografo commerciale. "Ritratto di una signora inglese, in casa" pensò, e si chiese cosa avrebbe fatto di lei il sovrintendente capo e, se mai si fosse giunti a tanto, cosa ne avrebbe fatto la giuria. Anche lui, abituato a trovare la malvagità nei posti più strani, negli strati sociali più elevati, non riusciva a conciliare facilmente l'immagine della signora Maxie con quella di un delitto. Tuttavia, le ultime parole erano state compromettenti.

Decise di mettere da parte, per il momento, la questione del matrimonio, e concentrarsi su altri aspetti dell'indagine. Tornò ancora sul racconto della preparazione delle bevande notturne. Non ci poteva essere possibilità di confusione sull'appartenenza delle diverse tazze. Quella blu, di Wedgwood, trovata sul comodino di Sally, apparteneva a Deborah Riscoe. Il latte per le bevande si trovava sulla stufa. Era una stufa a combustibile solido, con pesanti coperchi sulle piastre calde. Il pentolino del latte veniva lasciato su uno di questi coperchi, dove non c'era pericolo che traboccasse. Chiunque della famiglia volesse bollirsi del latte, avrebbe trasferito il pentolino sulla piastra, e l'avrebbe poi rimesso sul coperchio. Solo le tazze di famiglia, e quelle degli ospiti, venivano messe sul vassoio. Non avrebbe saputo dire cosa bevessero Sally o la signora Bultitaft abitualmente, di notte, ma certamente nessuno della famiglia beveva il cacao. Non amavano il cioccolato.

«Si arriva dunque per forza a questa conclusione, vero» disse Dalgleish. «Se, come ora assumo come ipotesi, l'autopsia dimostrasse che la signorina Jupp è stata drogata, e l'analisi del cacao rivelasse che la droga era lì dentro, ci troveremmo di fronte a due possibilità. Potrebbe aver preso la droga da sola, magari solo per dormire tranquillamente, dopo le emozioni della giornata; oppure qualcuno l'ha drogata, per un motivo che noi dobbiamo scoprire, ma che non è difficile supporre. La signorina Jupp, per quanto se ne sa, era una ragazza giovane e sana. Se questo delitto è stato premeditato, l'assassino deve aver riflettuto su come lui - o lei - poteva raggiungere la stanza ed uccidere la ragazza col minor pericolo possibile. Drogarla era la risposta più ovvia. Questo naturalmente presuppone che l'assassino fosse al corrente dell'abitudine della bevanda serale, e sapesse dove si tenevano le medicine. Immagino che i membri della vostra famiglia o gli ospiti fossero al corrente delle consuetudini familiari.»

«Sicuramente allora avrebbe saputo che la tazza di Wedgwood era di mia figlia. Vi convince, ispettore, l'ipotesi che la droga fosse diretta a Sally?»

«Non completamente. Ma sono convinto che l'assassino non abbia confuso il collo della signorina Jupp con quello della signorina Riscoe. Diamo per scontato, per ora, che la droga fosse veramente diretta alla signorina Jupp. Avrebbe potuto essere stata messa nel pentolino del latte, o nella stessa tazza di Wedgwood, prima che la bevanda fosse stata preparata nel bricco del cacao, o dopo, o anche nello zucchero. Voi e la signorina Bowers vi siete fatte la bevanda col latte dello stesso pentolino, e l'avete zuccherata con lo zucchero della zuccheriera del tavolo; eppure non vi hanno fatto alcun effetto. Non penso nemmeno che la droga sia stata messa nella tazza vuota, visto che è marronastra, e si sarebbe notata subito sul blu della porcellana. Questo ci lascia solo due possibilità. O è stata sbriciolata nel cacao puro, o è stata sciolta nella bevanda calda dopo che la signorina Jupp se l'era fatta, ma prima che la bevesse.»

«Non penso che l'ultima ipotesi sia possibile, ispettore, perché la signora Bultitaft mette sempre su il latte alle dieci, e alle dieci e venticinque abbiamo visto Sally che portava su la tazza in stanza.»

«Cosa intendete dire con "abbiamo", signora Maxie?»

«La signorina Liddell, il dottor Epps e io. Ero stata di sopra con la signorina Liddell a cercare il suo cappotto. Quando siamo scese, il dottor Epps ci ha raggiunte in anticamera dallo studio. Mentre eravamo lì, Sally è arrivata dal lato della cucina, con in mano la tazza di Wedgwood e il suo piattino, ed è salita di sopra dalle scale principali. Portava un pigiama e la vestaglia. L'abbiamo vista tutti e tre, ma nessuno ha parlato. La signorina Liddell e il dottor Epps se ne sono andati subito.»

«Era normale per la signorina Jupp usare quelle scale?»

«No. Quelle posteriori portano più direttamente dalla cucina alla sua stanza. Credo che stesse tentando di fare qualche gesto plateale.»

«Tuttavia, non poteva sapere che avrebbe incontrato qualcuno in anticamera?»

«No. Non vedo come potesse saperlo.»

«Avete detto di aver notato che portava la tazza della signorina Riscoe. Ne avete fatto parola a qualcuno dei vostri ospiti, o avete fatto delle rimostranze a Sally al proposito?»

La signora Maxie sorrise debolmente. Mostrò delicatamente gli artigli.

«Che idee antiquate avete, ispettore! Vi aspettavate che gliela strappassi di mano, per imbarazzare i miei ospiti e dar soddisfazione a Sally? Che mondo eccitante e stancante dev'essere il vostro.»

Dalgleish continuò l'interrogatorio, per niente scoraggiato da questa gentile ironia. Aveva trovato interessante, però, apprendere che la sua teste poteva essere provocata.

«Che cosa è successo dopo che la signorina Liddell e il dottor Epps se ne sono andati?»

«Sono tornata dalla signorina Bowers, nello studio, dove abbiamo riordinato le carte, e chiuso in un luogo sicuro le borse del denaro. Poi siamo andate in cucina a farci le nostre bevande. Io ho preso del latte caldo, e la signorina Bowers si è fatta dell'ovomaltina. A lei piace molto zuccherata, e ci ha aggiunto zucchero dalla zuccheriera già pronta sul tavolo. Ci siamo portate le bevande nello spogliatoio vicino alla stanza da letto di mio marito, dove io passo la notte quando è il mio turno di accudirlo. La signorina Bowers mi ha aiutata a rifargli il letto. Credo che abbiamo passato circa venti minuti insieme. Poi mi ha dato la buona notte, e se n'è andata.»

«Aveva già bevuto l'ovomaltina?»

«Sì. Era troppo calda per berla tutta d'un fiato, ma si è seduta e l'ha finita prima di lasciarmi.»

«Si è avvicinata all'armadietto delle medicine, mentre era con voi?»

«No. Nessuna delle due l'ha fatto. Mio figlio aveva dato qualcosa a suo padre prima, per farlo dormire, e sembrava che sonnecchiasse. Non c'era nulla da fare per lui, salvo fargli il letto nel modo più confortevole possibile. Mi ha fatto piacere l'aiuto della signorina Bowers. È un'infermiera professionista, e insieme siamo riuscite a rifargli il letto senza disturbarlo.»

«Quali erano i rapporti della signorina Bowers col dottor Maxie?»

«Per quello che ne so io, la signorina Bowers è amica di entrambi i miei figli. Questo è il tipo di domande che sarebbe meglio faceste a loro, e a lei.»

«Per quello che ne sapete voi, lei e vostro figlio non si erano impegnati al matrimonio?»

«Non so nulla dei loro affari personali. Ma mi sembrerebbe inverosimile.»

«Grazie» disse Dalgleish. «Sentirò la signora Riscoe ora, se mi fate la cortesia di mandarla da me.»

Si alzò per aprire la porta alla signora Maxie, ma lei non si mosse. Disse: «Io continuo a pensare che Sally abbia preso la droga da sola. Non ci sono alternative ragionevoli. Ma se qualcun altro gliela deve aver somministrata, concordo con voi nel pensare che debba essere stata messa nel cacao puro. Perdonate - ma non potreste stabilirlo da un esame del barattolo e del suo contenuto?»

«Avremmo potuto» rispose Dalgleish gravemente. «Purtroppo il barattolo vuoto è stato trovato nella pattumiera. Era stato pulito, e mancava la carta di rivestimento. Probabilmente è stata bruciata nella stufa in cucina. Qualcuno deve aver voluto essere doppiamente al sicuro.»

«Una donna molto fredda, signore» disse il sergente Martin, quando la signora Maxie fu uscita. Poi aggiunse, con inconsueto umorismo: «Sedeva lì come un candidato liberale che attenda i risultati definitivi».

«Sì» concordò Dalgleish asciuttamente. «Ma con la piena fiducia nell'organizzazione del suo partito. Beh, sentiamo quello che hanno da dirci gli altri.»

 

15

 

La stanza era molto diversa rispetto all'ultima volta, pensò Felix, ma anche quella stanza era stata tranquilla e serena. C'erano stati quadri, e una pesante scrivania di mogano, non dissimile da quella a cui sedeva ora Dalgleish. C'erano stati anche fiori, un mazzolino disposto in una boccia non più grande di una tazza da tè. Tutto nella stanza era stato accogliente e confortevole, anche l'uomo dietro la scrivania, con le sue mani bianche e paffute, e i suoi occhi ridenti dietro gli spessi occhiali. La stanza si era riempita di quello sguardo. Era sorprendente quante maniere ci fossero per astrarsi dalla realtà, senza spargere sangue, maniere calcolatamente parifiche, che non richiedevano un grande apparato. Si strappò dai ricordi, e si costrinse a guardare la figura dietro la scrivania. Le mani, incrociate, erano più magre, gli occhi scuri e meno gentili. C'era solo un'altra persona nella stanza, e anche lui era un poliziotto inglese. Questa era Martingale. Questa era l'Inghilterra.

Finora non era andata troppo male. Deborah era stata via per l'interrogatorio solo mezz'ora. Quando era tornata, era andata dritta alla sua sedia senza guardarlo, e lui, altrettanto silenzioso, si era alzato, e aveva seguito il poliziotto in uniforme nello studio. Era contento di aver resistito alla tentazione di bere prima dell'interrogatorio, e di aver rifiutato la sigaretta offertagli da Dalgleish. Era vecchia la storia! Non lo avrebbero fregato a quel modo! Non gli avrebbe fatto un regalo, col mostrargli il suo nervosismo. Se solo riusciva a mantenersi calmo, tutto sarebbe andato bene.

L'uomo dietro la scrivania guardava pazientemente i suoi appunti.

«Grazie. Fino a qui è tutto chiaro. Possiamo fare un passo indietro ora? Dopo il caffè, siete andato con la signora Riscoe per aiutare a lavare i piatti della cena. Alle nove e mezza circa, siete ritornati tutte e due in questa stanza, dove la signora Maxie, la signorina Liddell, la signorina Bowers e il dottor Epps stavano contando i soldi raccolti durante la festa. Avete detto loro che voi e la signora Riscoe uscivate, e avete augurato la buona notte alla signorina Liddell e al dottor Epps, che avrebbero probabilmente lasciato Martingale prima che voi ritornaste. La signora Maxie vi ha detto che vi avrebbe lasciato aperta una delle porte-finestre in salotto, e vi ha chiesto di richiuderla quando sareste rientrati. Questi progetti sono stati sentiti da tutti quelli che erano nella stanza al momento?»

«Per quel che ne so io, sì. Nessuno ha fatto commenti al proposito, e siccome erano tutti intenti a contare il denaro, non so se ci abbiano fatto caso.»

«Trovo sorprendente che sia stata lasciata aperta la finestra del salotto per voi, quando era aperta anche la porta posteriore. Non è uno Stubbs, quello appeso dietro di voi? In questa casa ci sono molte cose preziose facilmente trasportabili.»

Felix non si girò a guardare.

«Ma guarda, il piedipiatti colto! Pensavo che appartenessero ai romanzi polizieschi. Congratulazioni! Ma i Maxie non fanno pubblicità ai loro beni. Non c'è pericolo, per quel che riguarda il paese. La gente ha passeggiato liberamente dentro e fuori della casa lungo tutti gli ultimi trecent'anni. La chiusura qui, è un'operazione casuale, se si eccettua la porta principale. Quella viene chiusa e sbarrata ritualmente ogni sera da Stephen Maxie, o dalla sorella, quasi avesse un significato esoterico. A parte quella, non sono scrupolosi. In questo, come in altre cose, sembrano confidare nella nostra magnifica polizia.»

«D'accordo! Siete uscito con la signora Riscoe in giardino alle nove e mezza circa, e avete passeggiato insieme. Di che cosa avete parlato, signor Hearne?»

«Ho chiesto alla signora Riscoe di sposarmi. Devo andare nella nostra sede canadese tra due mesi, e ho pensato che sarebbe stato piacevole combinare gli affari con una luna di miele.»

«E la signora Riscoe ha accettato?»

«È carino da parte vostra interessarvene, ispettore, ma temo di dovervi deludere. Per quanto vi possa sembrare strano la signora Riscoe non si è mostrata entusiasta.»

L'emozione del ricordo lo riportò indietro con un fiotto improvviso. Quell'oscurità, lo stordente profumo delle rose, i baci intensi e assetati, espressione di un'urgenza più che della passione, gli era sembrato, per lei. E poi la stanchezza quasi malata della sua voce. «Matrimonio, Felix? Non si è parlato abbastanza di matrimonio in questa casa? Dio, come desidererei di vederla morta!» Sapeva di essersi compromesso parlando troppo presto. Il momento e il luogo erano sbagliati. E le parole, erano state sbagliate anche quelle? Che cosa voleva lei, di preciso? La voce di Dalgleish lo riportò al presente.

«Quanto tempo siete stati in giardino, signore?»

«Sarebbe galante pretendere che il tempo avesse cessato di esistere per me, in quel momento. Tuttavia, nell'interesse della vostra indagine, ammetterò che siamo rientrati dalla finestra del salotto alle dieci e quarantacinque. L'orologio sulla mensola del camino suonava i tre quarti quando ho finito di chiudere la finestra.»

«Quell'orologio è tenuto cinque minuti avanti, signore. Ma proseguite, vi prego.»

«Allora siamo rincasati alle dieci e quaranta. Non ho guardato il mio orologio. La signora Riscoe mi ha offerto un whisky, che ho rifiutato. Ho anche rifiutato una bevanda al latte, e lei è andata in cucina a prendersi la sua. È tornata indietro dopo pochi minuti, dicendo che aveva cambiato idea. Mi ha detto anche che le sembrava che suo fratello fosse ancora fuori. Abbiamo parlato per un po', e ci siamo messi d'accordo di trovarci la mattina alle sette per fare una cavalcata insieme. Poi siamo andati a letto. Io ho passato una notte tranquilla, e la signora Riscoe anche, per quel che ne so. Mi ero vestito, e la stavo aspettando in anticamera, quando ho sentito Stephen Maxie che mi chiamava. Voleva che l'aiutassi con la scala. Il resto lo sapete.»

«Avete ucciso voi Sally Jupp, signor Hearne?»

«Non in stato cosciente, almeno.»

«Cosa intendete dire con questo?»

«Solo che avrei potuto farlo in stato di amnesia, ma è un'ipotesi poco pratica.»

«È un'ipotesi che possiamo scartare. La signorina Jupp è stata uccisa da qualcuno, o qualcuna, che sapeva quello che faceva. Avete idea di chi possa essere stato?»

«Pensate che possa prendere questa domanda sul serio?»

«Mi aspetto che prendiate tutte le mie domande sul serio. Questa giovane madre è stata assassinata. Intendo scoprire l'assassino, sprecando il meno possibile del mio tempo, o di quello degli altri, e mi aspetto che voi collaboriate con me.»

«Non ho la più pallida idea di chi l'abbia uccisa, e dubito che ve lo direi se l'avessi. Non ho la vostra chiara passione per la giustizia astratta. Tuttavia sono pronto a collaborare, per mettere a fuoco qualche particolare che vi sia sfuggito nel vostro entusiasmo per i lunghi colloqui con gli indiziati. Qualcuno doveva essere entrato dalla finestra della ragazza. Teneva degli animaletti di vetro sul davanzale, ed erano stati sparpagliati. La finestra era aperta, e i capelli erano bagnati. Ieri notte ha piovuto, da mezzanotte e mezza alle tre. Da cui ne deduco che dev'essere morta prima di mezzanotte e mezza, altrimenti avrebbe chiuso la finestra. Il bambino non si è svegliato prima della solita ora. Quindi probabilmente il visitatore deve aver fatto poco rumore. Non è verosimile che ci sia stata una discussione violenta. Suppongo che Sally stessa abbia fatto entrare il visitatore dalla finestra. Probabilmente ha usato la scala. Lei doveva sapere dove veniva tenuta. Probabilmente è venuto su appuntamento. Le vostre ipotesi sulle possibili ragioni varranno tanto quanto le mie. Non la conoscevo, ma non mi è mai sembrato che avesse predisposizione al sesso per il sesso, o alla promiscuità. L'uomo probabilmente l'amava, e quando lei gli ha detto che intendeva sposare Stephen Maxie, l'ha uccisa in un improvviso accesso di gelosia, o d'ira. Non posso pensare che questo sia un omicidio premeditato. Sally aveva chiuso la porta per assicurare che nessuno li disturbasse, e l'uomo è uscito dalla finestra senza aprirla. Forse non si è neanche accorto che era chiusa a chiave. Se se ne fosse accorto, probabilmente l'avrebbe aperta, e sarebbe uscito con più cautela. Quella porta chiusa dev'essere una grande delusione per voi, ispettore. Tuttavia anche voi fate fatica ad immaginare uno della famiglia che spenzoli su e giù per la scala, per entrare o uscire dalla propria casa. Immagino come vi avrà eccitato l'idea del fidanzamento tra il signor Maxie e la signorina Jupp, ma non occorre che io vi faccia notare come, se dovessimo commettere un omicidio ogni volta che vogliamo liberarci di un fidanzamento indesiderato, la mortalità femminile sarebbe molto alta.»

Anche mentre parlava, Felix sapeva che era uno sbaglio. La paura lo aveva spinto ad una loquacità e ad una rabbia, che si rivelavano una trappola. Il sergente lo guardava con occhio rassegnato e un po' compassionevole, come uno che ne abbia visti tanti rendersi ridicoli con lo scoprirsi, ma che sperava ancora che non lo facessero, tutto sommato. Dalgleish parlò pacatamente.

«Mi sembrava che aveste passato una notte tranquilla, eppure avete notato che ha piovuto da mezzanotte e mezza fino alle tre.»

«Per me è stata una notte tranquilla.»

«Soffrite d'insonnia allora? Che cosa prendete per combatterla?»

«Del whisky, ma raramente in casa altrui.»

«Ci avete descritto prima il ritrovamento del corpo e come siete andato nel bagno accanto con la signora Riscoe, mentre il dottor Maxie chiamava la polizia. Dopo un po' la signora Riscoe vi ha lasciato per andare da sua madre. Che cosa avete fatto allora?»

«Ho pensato che era il caso di andare a vedere se la signora Bultitaft stava bene. Non pensavo che molti si sentissero di far colazione, ma era ovvio che avremmo avuto bisogno di molto caffè, e che dei panini sarebbero stati una buona idea. Sembrava stordita, e continuava a ripetere che Sally doveva essersi suicidata. Le ho fatto notare il più delicatamente possibile che questo era anatomicamente impossibile, e ciò sembrò agitarla ancora di più. Mi ha guardato in modo strano, come se fossi un estraneo, poi ha cominciato a singhiozzare. Quando riuscii a calmarla, arrivò la signorina Bowers col bambino, e provvide alla sua colazione con ovvia abilità. Martha si era ripresa, e ci siamo dati da fare con il caffè e la colazione del signor Maxie. A quel punto è arrivata la polizia, e ci è stato detto di attendere in salotto.»

«Quando la signora Bultitaft è scoppiata in lagrime, era il primo segno di dolore che mostrava?»

«Dolore?» La pausa fu quasi impercettibile. «Era ovviamente molto scioccata, come tutti noi.»

«Grazie, signore. Ci siete stato molto utile. Farò battere a macchina la vostra deposizione e ve la farò leggere; se la confermerete, vi chiederò di firmarla. Se ci sarà qualcosa d'altro che mi vorrete dire, ce ne sarà sempre opportunità. Sarò spesso qui in giro. Se tornate in salotto, potreste dire alla signora Bultitaft se vuole accomodarsi.»

Era un comando, più che una richiesta. Quando fu sulla porta, intese la voce calma che diceva ancora:

«Non sarete sorpreso di sapere che il vostro racconto collima quasi perfettamente con quello della signora Riscoe. Con un'eccezione. La signora Riscoe dice che avete passato quasi tutta la notte in camera sua, non nella vostra. Sostiene in pratica che avete dormito insieme.»

Felix stette un attimo fermo, fissando la porta, poi si voltò a fronteggiare l'uomo dietro la scrivania.

«Questo è stato molto carino da parte della signora Riscoe, ma rende le cose un po' difficili per me, non è vero? Immagino che dovrete decidere chi dei due mente, ispettore.»

«Grazie» disse Dalgleish. «Ci ho già pensato.»

 

16

 

Dalgleish aveva incontrato un buon numero di Martha sulla sua strada, e non aveva mai pensato che fossero persone complicate. Il loro compito era la cura del corpo, la cucina, l'infinità di lavori servili che permettono alla vita spirituale di svilupparsi con qualche validità. Le loro necessità affettive trovavano la propria gratificazione nel servizio. Erano leali, lavoratrici indefesse, sincere, e rendevano ottime testimonianze, sia per la mancanza di fantasia che per lo scarso allenamento alla menzogna. Potevano costituire una seccatura, se decidevano di proteggere coloro che si erano guadagnati la loro lealtà, ma questo era un pericolo scontato in partenza, e facilmente prevenibile. Non si aspettava dunque difficoltà con Martha. Fu perciò con una certa irritazione che Dalgleish dovette rendersi conto che qualcuno le aveva parlato. Sarebbe stata corretta, rispettosa, ma qualunque informazione che avesse voluto carpirle sarebbe stata conquistata a fatica. Martha era stata istruita, e non era difficile capire da chi. Dalgleish esercitò pazienti pressioni.

«Così voi vi occupate della cucina, ed aiutate ad accudire il signor Maxie. Quello dev'essere un fardello gravoso. Siete stata voi a suggerire alla signora Maxie di utilizzare la signorina Jupp?»

«No.»

«Sapete chi sia stato?»

Martha tacque per diversi secondi, chiedendosi se poteva azzardare un'indiscrezione.

«Potrebbe essere stata la signorina Liddell. O la signora potrebbe averci pensato da sola. Non saprei.»

«Credo, però, che la signora Maxie ne abbia parlato con voi, prima di prendere la ragazza.»

«Mi ha detto di Sally. Ma stava alla signora di decidere.»

Dalgleish cominciò a trovare questo servilismo irritante, ma la sua voce non cambiò tono. Non risultava che avesse mai perso la pazienza con i testimoni.

«Aveva mai assunto una ragazza madre prima, la signora Maxie?»

«In altri tempi non sarebbe stato concepibile. Tutte le nostre ragazze arrivavano con referenze eccellenti.»

«Dunque, si trattava di una nuova avventura. Pensate che sia stato un successo? Voi siete quella che ha più avuto a che fare con la signorina Jupp. Che tipo di ragazza era?»

Martha non rispose.

«Eravate soddisfatta di come lavorava?»

«Ero abbastanza soddisfatta. Da principio almeno.»

«Che cosa vi ha spinto a cambiare idea? Si trattava forse dei suoi ritardi nell'alzarsi?» Gli occhi pesanti e ostinati ruotarono improvvisamente nei due sensi.

«Ci sono cose peggiori che poltrire a letto.»

«Per esempio?»

«Cominciava a diventare sfacciata.»

«Questo deve avervi messo a dura prova. Mi chiedo che cosa ha spinto la signorina Jupp a divenire sfacciata.»

«Le ragazze sono fatte così. Cominciano col comportarsi bene, e poi finiscono per agire come se fossero le padrone di casa.»

«Credete che Sally cominciasse a pensare di poter diventare la padrona qui, un giorno?»

«Se è così, era matta.»

«Il dottor Maxie però, le aveva proposto il matrimonio, sabato sera.»

«Non ne so nulla, di questo. Ma il dottor Maxie non poteva volerla sposare.»

«Qualcuno ha provveduto ad assicurarsene, non è vero? Avete idea di chi sia stato?»

Martha non rispose. Non c'era nulla da dire. Se Sally Jupp era stata assassinata per quel motivo, la rosa degli indiziati non era ampia. Dalgleish prese a interrogarla con tediosa meticolosità sui fatti del sabato pomeriggio e sera. Sulla festa aveva ben poco da dire. Apparentemente non vi aveva preso parte, se non facendo un giro del giardino prima di preparare da mangiare per il signor Maxie, e prima di rigovernargli il letto per la notte. Quando era tornata in cucina, Sally aveva evidentemente già dato il tè a Jimmy, ed era salita per fargli il bagno, perché la carrozzina era nel retrocucina, ed il piatto e la tazza del bambino erano nell'acquaio. La ragazza non compariva, e Martha non aveva sprecato tempo a cercarla. La famiglia si era arrangiata da sola per cena, visto che si trattava di un pasto freddo, e non avevano suonato per lei. Dopo erano arrivati in cucina la signora Riscoe e il signor Hearne, per aiutarla a lavare i piatti. Non avevano chiesto se Sally era tornata. Nessuno l'aveva menzionata. Avevano parlato soprattutto della festa. Il signor Hearne aveva riso e scherzato con la signora Riscoe, mentre lavavano. Era un gentiluomo lui, molto divertente. Non avevano aiutato, invece, a preparare le bevande calde, che era stato fatto dopo. Il barattolo del cacao era nella credenza, con tutte le altre provviste, e né la signora Riscoe né il signor Hearne si erano avvicinati alla credenza. Lei era stata in cucina per tutto il tempo che ci erano stati loro.

Quando erano usciti, aveva acceso la televisione per una mezz'ora. No, non si era preoccupata per Sally. La ragazza sarebbe rincasata quando ne aveva voglia. Quando mancavano cinque minuti alle dieci, Martha aveva messo un pentolino di latte a scaldare lentamente di fianco alla stufa. Questo si faceva quasi tutte le notti a Martingale, perché lei potesse andare a letto presto. Aveva messo fuori le tazze su un vassoio. C'erano fuori anche delle larghe tazze col loro piattino, nel caso che gli ospiti avessero voluto anche loro una bevanda calda. Sally sapeva molto bene che la tazza blu apparteneva alla signora Riscoe. Tutti lo sapevano a Martingale. Dopo aver badato al latte caldo, Martha era andata a letto. Si era coricata prima delle dieci e mezza, e non aveva sentito nulla di insolito per tutta la notte. La mattina era andata per svegliare Sally, e aveva trovato la porta chiusa. Allora era andata a dirlo alla signora. Il resto lo sapeva.

Ci vollero più di quaranta minuti per cavarle queste informazioni poco interessanti, ma Dalgleish non mostrò segni di impazienza. Ora erano arrivati alla scoperta del cadavere. Era importante vedere fino a dove il racconto di Martha collimava con quello di Catherine Bowers. Se concordavano, almeno una delle sue teorie poteva rivelarsi giusta. Il racconto collimava. Continuò pazientemente a interrogarla sulla questione del Sonimeli mancante. Qui però non ebbe altrettanto successo. Martha Bultitaft non credeva che Sally avesse trovato delle compresse nel letto del padrone.

«Sally amava dimostrare che curava il padrone. Forse si prendeva qualche turno di notte, quando la signora era troppo stanca. Ma lui in realtà non amava avere intorno nessuno, se non me. Sono io che faccio tutte le cose più pesanti. Se ci fosse stato qualcosa nascosto nel letto, l'avrei trovato.»

Era stata la cosa su cui aveva parlato di più, e Dalgleish ebbe la sensazione che fosse convinta di quello che diceva. Come ultima cosa le chiese del barattolo di cacao vuoto. Anche su questo parlò tranquillamente, con una sicurezza priva d'enfasi. Aveva trovato il barattolo vuoto sul tavolo la mattina presto, quando era scesa per fare il tè. Aveva bruciato la carta di rivestimento, l'aveva risciacquato, e l'aveva buttato nella pattumiera. Perché l'aveva prima sciacquato? Perché la signora non voleva che si buttassero cose appiccicaticce o grasse nella pattumiera. Il barattolo del cacao non era grasso, ovviamente, ma questo non voleva dire niente. Tutti i barattoli usati venivano risciacquati, a Martingale. Perché poi aveva bruciato la carta interna? Beh, non poteva mica lavare il barattolo con dentro la carta di rivestimento, nevvero? Il barattolo era vuoto, e lei lo aveva pulito e buttato via. Il suo tono suggeriva che nessuna persona ragionevole avrebbe potuto fare diversamente.

In base alla sua esperienza Dalgleish non vedeva come contraddire una storia del genere. Gli venne nausea all'idea di dover interrogare la signora Maxie sulle abitudini della famiglia circa la sorte dei barattoli vuoti. Ancora una volta, però, ebbe la sensazione che Martha fosse stata istruita. Cominciava a disegnarglisi una trama. L'infinita pazienza portata in quell'ultima ora, aveva dato i suoi frutti.

 

17

 

Il Ricovero St. Mary era a circa due chilometri dal centro del paese, ed era un bruttissimo edificio in mattone rosso, carico di torrette e frontoni, nascosto dietro alla strada principale dalla protezione discreta di una serie di cespugli di lauro. Il viale di ghiaia portava alla porta principale, il cui battente consunto e lucido brillava in lontananza. Le tendine di rete poste ad ogni finestra erano d'un bianco neve. Bassi scalini di pietra, di fianco all'edificio, scendevano ad un cortile quadrato, dove stavano raggruppate diverse carrozzelle. Li fece entrare una cameriera con la crestina e il grembiule, probabilmente una delle madri, pensò Dalgleish, e li introdusse in una piccola stanza a sinistra dell'anticamera. Sembrava incerta sul da farsi, e non riusciva a capire il nome di Dalgleish, per quanto glielo avesse ripetuto due volte. La ragazza lo fissava senza capire, con due occhi spalancati attraverso la montatura d'acciaio degli occhiali, e se ne stava titubante sulla soglia. «Non importa,» disse cortesemente Dalgleish «dite solo alla signorina Liddell che ci sono due poliziotti venuti per vederla da Martingale. Lei saprà già tutto di noi.»

«Per favore, devo avere il nome. Mi stanno educando per fare la cameriera.» Si torceva con disperata insistenza, divisa tra il timore di un rimprovero della signorina Liddell, e l'imbarazzo di starsene lì nella stanza con due strani individui, poliziotti per di più. Dalgleish le diede la sua tessera.

«Datele questa, allora. Sarà ancora più corretto. E non preoccupatevi. Sarete una cameriera molto graziosa. Al giorno d'oggi sono più quotate dei rubini, sapete.»

«Con un figlio illegittimo a carico, non lo sono» disse il sergente, appena la figura leggiadra fu sparita attraverso la porta, con quello che sembrava un "grazie" sussurrato.

«È buffo vedere qui una piccola cosina semplice come quella, signore. Un po' smarrita, a giudicare da come si è comportata. Credo che qualcuno si sia approfittato di lei.»

«È il tipo di persona di cui tutti si approfittano fin dalla nascita.»

«Spaventata a dovere anche, non è vero? Credo che questa signorina Liddell le educhi come si deve, cosa ne dite, signore?»

«Penso che le tratti molto bene, considerando i suoi limiti. È facile fare i sentimentali sul suo lavoro, ma lei ha a che fare con una realtà molto eterogenea. Quello che occorrerebbe qui sono fede, speranza e carità ad un grado elevatissimo. In altre parole, occorrerebbe una santa, ed è difficile pretendere che la signorina Liddell si conformi ad un simile standard.»

«Sì, signore» disse il sergente Martin. Ripensandoci, sentiva che «No, signore» sarebbe stata una risposta più appropriata. Inconsapevole di aver espresso un'opinione non ortodossa, Dalgleish si muoveva lentamente per la stanza. Era scomoda, ma priva di ostentazione, ed era arredata probabilmente con molte cose di proprietà della signorina Liddell, pensò. I legni, tutti lucidati, rilucevano. La spinetta ed il tavolo di legno di rose davano entrambi l'idea che avrebbero restituito il calore e l'energia che erano state spese su di loro. La grande finestra, che dava sul cortile erboso, era chiusa da tendine di cretonne decorate a fiori, che si stagliavano ora contro il sole. Il tappeto, per quanto mostrasse i segni del tempo, non era del tipo di quelli forniti dalle istituzioni ufficiali, per quanto volontarie e provviste di senso civico. La stanza rifletteva lo spirito della signorina Liddell, come se fosse stata lei la proprietaria della casa. Lungo i muri c'erano fotografie di neonati, sdraiati nudi su delle coperte, con la testa sollevata verso l'obiettivo, in atteggiamento irrimediabilmente assurdo. Altri offrivano i loro sorrisi sdentati da carrozzelle e culle, o si mostravano imbottiti di lana in braccio alle madri. Alcune fotografie infine, una o due, li ritraevano sistemati goffamente in braccio ad un uomo imbarazzato. Si trattava probabilmente di quei fortunati che avevano finalmente ottenuto un padre ufficiale. Su una piccola scrivania di mogano c'era la stampa incorniciata di una donna al filatoio, con una targhetta alla base della cornice che diceva: «Offerta alla signorina Alice Liddell dal Comitato per la moralità pubblica di Chadfleet e del Distretto, a commemorazione di vent'anni di fedele servizio come direttrice del Ricovero St. Mary». Dalgleish e Martin la guardarono insieme. «Non penso che chiamerei questo posto proprio un ricovero» disse il sergente. Dalgleish tornò a guardare il mobilio, i ricordi amorosamente accuditi della giovinezza della signorina Liddell.

«Potrebbe davvero appartenere ad una zitella dell'età della signorina Liddell. Ha fatto di questo posto la sua casa per vent'anni. Probabilmente farà di tutto per evitare di venirne estromessa.»

Il sergente Martin non fece a tempo a rispondere, preceduto dall'ingresso della signorina Liddell. La direttrice si trovava sempre perfettamente a suo agio sul suo terreno, e strinse educatamente le loro mani, scusandosi per averli fatti attendere. Osservandola, Dalgleish dedusse che doveva aver passato il tempo ad incipriarsi, e a prendere una decisione. La decisione ovviamente era stata quella di considerare questa una visita di società, nei limiti del possibile, e così li invitò a sedersi con tutta la grazia consapevole di un'ospite priva d'esperienza. Dalgleish declinò la sua offerta di un tè, evitando accuratamente di incontrare l'occhio pieno di rimprovero del sergente. Martin stava sudando abbondantemente, e personalmente pensava che il formalismo nei confronti di un possibile indiziato potesse talvolta essere esagerato; che una buona tazza di tè, in una giornata così calda, non era una cosa che avrebbe ostacolato la giustizia.

«Tenteremo di non disturbarvi troppo a lungo, signorina Liddell. Come sapete, probabilmente, sto indagando sulla morte della signorina Sally Jupp. So che avete cenato a Martingale, ieri sera, ed eravate anche alla festa nel pomeriggio. Inoltre avete conosciuto bene Sally Jupp, mentre stava qui con voi al St. Mary, naturalmente. Spero dunque che possiate chiarirmi una o due cose.» La signorina Liddell attaccò a parlare mentre finiva l'ultima parola. Mentre il sergente Martin estraeva il suo taccuino, con qualcosa di molto simile alla rassegnazione, Dalgleish notò che la signorina Liddell si umettava le labbra con gesto rapido, e che le mani erano lievemente tese, e seppe con certezza che era in guardia.

«Domandatemi quello che volete, ispettore. Siete ispettore, nevvero? Naturalmente conoscevo molto bene Sally, e l'intera faccenda è stata per me un vero colpo. Lo è stato per tutti. Ma temo di non poter essere di grande aiuto. Non sono molto abile nel notare o ricordare le cose, sapete. Qualche volta è piuttosto svantaggioso, ma non possiamo essere tutti investigatori, non è vero?» Il suo riso nervoso fu un po' troppo stridulo per essere naturale. "L'abbiamo spaventata per bene" pensò il sergente Martin. "Forse c'è qualcosa da scoprire qui, dopotutto."

«Forse potremmo cominciare a parlare di Sally Jupp come persona» disse Dalgleish cortesemente. «So che ha passato qui gli ultimi cinque mesi della gravidanza, e che ci è tornata dopo il parto in ospedale. È rimasta nel ricovero fino a quando ha cominciato a lavorare a Martingale, il che è accaduto quando il bambino aveva quattro mesi. Fino a quel momento aiutava qui nelle faccende domestiche. Dovete averla conosciuta bene in quel periodo. Vi piaceva, signorina Liddell?»

«Se mi piaceva?» La donna rise nervosamente. «Non è una domanda un po' ridicola, ispettore?»

«Lo è? In che senso?»

Fece uno sforzo per mascherare il proprio imbarazzo, e per riflettere attentamente alla risposta.

«Non saprei cosa dirvi. Se me lo aveste domandato una settimana fa, non avrei esitato a rispondervi che era una magnifica piccola lavoratrice, una ragazza molto meritevole, che stava facendo del proprio meglio per rimediare il suo errore. Tuttavia, ora non posso fare a meno di chiedermi se non mi ero sbagliata sul suo conto, se era veramente sincera, dopotutto.» Parlava col rimpianto di un conoscitore, il cui giudizio finora infallibile si fosse rivelato per la prima volta errato. «Immagino che ora non sapremo mai se era sincera o meno.»

«Per sincera, immagino che intendiate dire se era genuino il suo affetto per il signor Stephen Maxie.»

La signorina Liddell scosse il capo tristemente.

«Le apparenze sembrano smentirlo. Non sono mai stata così scossa nella mia vita, ispettore, mai. Naturalmente non aveva nessun diritto di accettarlo, qualunque fosse il sentimento che nutriva per lui. Sembrava veramente trionfante, quando, ferma alla finestra, ci diede la notizia. Lui ovviamente era terribilmente imbarazzato, e divenne bianco come un lenzuolo. Credo che sia stato un momento spaventoso per la signora Maxie, e non potrò mai perdonarmi per quello che è successo. Sono stata io a raccomandare Sally a Martingale, sapete. Sembrava un'occasione talmente magnifica per lei, in ogni caso. E ora questo fatto.»

«Credete, dunque, che la morte di Sally Jupp sia la conseguenza diretta di questo fidanzamento col signor Maxie?»

«Beh, sembrerebbe proprio così, non è vero?»

«Concordo nel pensare che la sua morte sia stata una buona soluzione per chiunque non vedesse di buon occhio quella proposta di matrimonio. La famiglia Maxie, per esempio.»

Il volto della signorina Liddell andò in fiamme. «Ma questo è ridicolo, ispettore. È una cosa terribile da dire. Terribile. Evidentemente non conoscete la famiglia come la conosciamo noi, ma dovete credere a me, quando vi dico che una simile supposizione è pura fantasia. Non potete pensare che intendessi dire questo! Per me è perfettamente chiaro quello che è successo. Sally si era compromessa in modo improvviso e profondo con un uomo di cui non sappiamo nulla, e quando lui è venuto a sapere del fidanzamento - beh, avrà perso il controllo di se stesso. È entrato dalla finestra, non è vero? Questo è quanto mi ha detto la signorina Bowers. Ebbene, questo prova che la famiglia non c'entra.»

«L'assassino probabilmente è uscito dalla finestra, ma non possiamo dire di dove sia entrato.»

«Certo non potete pensare alla signora Maxie, che scende da quel muro. Non ne sarebbe capace!»

«Io non penso niente. C'era una scala al solito posto, per chiunque avesse voluto usarla. Poteva essere stata piazzata al posto giusto anche se l'assassino fosse entrato dalla porta.»

«Ma Sally se ne sarebbe accorta! Anche se l'operazione fosse stata eseguita con molta cautela. E comunque avrebbe potuto guardare dalla finestra, e vederla!»

«Forse. Se fosse stata sveglia.»

«Non riesco a capirvi, ispettore. Sembrate deciso a voler sospettare della famiglia. Se solo sapeste quello che hanno fatto per quella ragazza.»

«Mi piacerebbe che me lo spiegassero. E non dovete fraintendermi. Sospetto di chiunque conoscesse la signorina Jupp, e non abbia alibi per l'ora in cui è stata uccisa. Questo è il motivo per cui sono qui.»

«Beh, immagino che siate al corrente dei miei movimenti. Non ho nessuna intenzione di nasconderveli. Il dottor Epps mi ha riaccompagnata qui con la sua macchina. Abbiamo lasciato Martingale alle dieci e mezza circa. Sono stata un po' in questa stanza a scrivere, e poi ho fatto quattro passi in giardino. Sono andata a letto alle undici circa, che per me è un po' tardi. Ho avuto notizia del terribile avvenimento stamattina, mentre facevo colazione. La signorina Bowers mi ha telefonato, e mi ha chiesto se potevo riprendere Jimmy qui per un po', finché non sapevano che cosa ne sarebbe stato di lui. Io naturalmente ho lasciato alla mia sostituta, la signorina Pollack, la custodia delle ragazze, e sono corsa subito là. Ho telefonato a George Hopgood, e gli ho detto di venire qui col suo taxi.»

«Avete detto poco fa che la notizia del fidanzamento della signorina Jupp col signor Maxie era per voi la causa della morte di lei. Può quella notizia essere uscita dall'ambito familiare? Mi sembrava di aver capito che il signor Maxie ha fatto la sua proposta solo sabato sera, cosicché non è possibile che chi non era a Martingale dopo quell'ora l'abbia saputo.»

«Il dottor Maxie si sarà dichiarato sabato, ma certamente la ragazza aveva già progettato prima di conquistarlo. Qualcosa era accaduto tra loro, ne sono certa. L'ho osservata alla festa, ed era rossa per l'eccitazione, per tutto il pomeriggio. Vi hanno raccontato, poi, di come ha copiato il vestito della signora Riscoe?»

«Mi sembra difficile sostenere che quello possa essere stato un motivo sufficiente.»

«Mostrava il senso in cui stava lavorando la sua testa. Non c'è pericolo di sbagliarsi, Sally se l'è voluto quello che è successo. Mi dispiace solo terribilmente che i Maxie siano stati coinvolti in tutti questi guai per colpa sua.»

«Avete detto che siete andata a letto alle undici circa, dopo una passeggiata in giardino. Avete nessuno che possa confermare le vostre affermazioni?»

«Nessuno mi ha visto, per quel che ne so, ispettore. La signorina Pollack e le ragazze vanno a letto per le dieci. Io ho la mia chiave personale, naturalmente. Era insolito per me uscire a quell'ora, ma ero agitata. Non potevo fare a meno di pensare a Sally e al signor Maxie, e sapevo che non sarei riuscita a dormire, se andavo a letto presto.»

«Grazie. Solo due altre domande. Dove tenete le vostre carte private, in questa casa? Intendo i documenti che si riferiscono all'amministrazione del Ricovero. Lettere del Comitato, per esempio.»

La signorina Liddell si diresse allo scrittoio in legno di rose.

«Sono custodite in questo cassetto, ispettore. Naturalmente lo tengo chiuso a chiave, anche se solo le ragazze più fidate sono ammesse alla manutenzione di questa stanza. La chiave è in questo piccolo scompartimento, in cima.»

Sollevò il coperchio dello scrittoio, mentre parlava, e mostrò il posto. Dalgleish pensò che solo la cameriera più tonta, o meno curiosa, se solo avesse avuto la pazienza di cercare, non avrebbe trovato la chiave nascosta. La signorina Liddell era evidentemente abituata a trattare con ragazze che avevano un atteggiamento troppo timorosamente rispettoso nei confronti di carte o documenti ufficiali, per ficcarci il naso di proposito. Ma Sally non era né tonta, né poco curiosa, sospettava. Suggerì la cosa alla signorina Liddell e, come supponeva, l'idea di Sally che frugava con occhio divertito e ironico, suscitò ancor più delle domande sulla famiglia Maxie il suo risentimento.

«Volete dire che Sally potrebbe aver ficcato il naso nelle mie cose? Un tempo non l'avrei creduto, ma forse avete ragione. Oh sì, ora capisco. Ecco, perché le piaceva lavorare qui. Tutta la sua docilità e le sue belle maniere, erano solo simulazione! E pensare che avevo fiducia in lei! Pensavo davvero che mi fosse affezionata, di star facendo qualcosa per lei. Si confidava con me, sapete, ma credo che quelle storie fossero tutte fandonie. Si dev'essere presa gioco di me per tutto il tempo. Immagino che pensiate anche che io sia una sciocca, ma comunque non ho fatto nulla di cui potermi vergognare. Nulla! Vi avranno raccontato la scena avvenuta in sala da pranzo. Ma non è riuscita a spaventarmi. Possono esserci state delle piccole difficoltà, qui, in passato, visto che non sono molto abile con i conti. Né ho mai preteso di esserlo. Non ho mai fatto nulla di scorretto, però, e ogni membro del comitato potrebbe testimoniarlo. Sally Jupp poteva spiare quanto voleva. Le è stato fatto un sacco di bene qui.»

Tremava dalla rabbia, e non fece nessun tentativo di nascondere l'amara soddisfazione che correva nelle sue ultime parole. Dalgleish, tuttavia, non era preparato all'effetto di quest'ultima domanda.

«Uno dei miei uomini è stato a far visita ai Proctor, i parenti più stretti di Sally Jupp. Speravamo ovviamente che fossero in grado di darci qualche informazione sulla sua vita, che potesse aiutarci. La loro giovane figlia era lì, e ci ha dato qualche informazione. Potreste dirmi, signorina Liddell, perché avete telefonato al signor Proctor, il sabato mattina presto - la mattina cioè della festa? La ragazza ci ha detto di aver risposto al telefono.»

La metamorfosi dal furioso risentimento alla sorpresa più totale fu quasi comica. La signorina Liddell lo fissò con la bocca spalancata.

«Io? Telefonato al signor Proctor? Non capisco cosa vogliate dire! Non ho avuto contatti col signor Proctor da quando Sally è andata a Martingale. Non si sono mai interessati di lei. Cosa diavolo avrei dovuto telefonare a fare al signor Proctor?»

«Questo» disse Dalgleish «era quello che mi chiedevo».

«Ma è ridicolo! Se avessi telefonato al signor Proctor, non avrei difficoltà ad ammetterlo. Semplicemente non l'ho fatto. La ragazza deve mentire.»

«Qualcuno certamente sta mentendo.»

«Beh, non io certo» replicò stentoreamente la signorina Liddell. Dalgleish, su questo punto almeno, era disposto a crederle. Mentre li accompagnava alla porta, le chiese con noncuranza:

«Avete raccontato a nessuno quello che era successo a Martingale, quando siete rincasata, signorina Liddell? Se la vostra sostituta era ancora alzata, sarebbe stato naturale che le raccontaste del fidanzamento di Sally.»

La signorina Liddell esitò, poi disse in tono difensivo: «Beh, la notizia era destinata a diffondersi, non è vero? Intendo, i Maxie non potevano pensare di tenerla segreta. In effetti ne ho fatto cenno alla signorina Pollack. C'era anche la signorina Pullen. Era venuta dal villino delle rose, per renderci dei cucchiaini da tè che le avevamo prestato per il tè della festa. Era ancora qui che chiacchierava con la signorina Pollack, quando sono tornata da Martingale. Quindi la signorina Pullen lo sapeva, e spero che non stiate suggerendo che questo possa avere a che fare con la morte di Sally.»

Dalgleish rispose senza impegno. Non ne era sicuro.

 

18

 

Per ora di cena sembrava che il movimento a Martingale si stesse calmando. Dalgleish e Martin stavano ancora lavorando in studio, donde il sergente emergeva ogni tanto per parlare con l'uomo di servizio alla porta. Le macchine della polizia continuavano misteriosamente ad affluire, scaricavano i loro passeggeri in uniforme o impermeabile, e dopo poco li riportavano via. I Maxie e i loro ospiti osservavano questi movimenti dalle finestre, ma nessuno era stato più chiamato, dal tardo pomeriggio, e sembrava che l'interrogatorio fosse terminato. Forse la compagnia poteva pensare alla cena con qualche probabilità di mangiare indisturbata. La casa era diventata improvvisamente molto tranquilla, e quando Martha suonò nervosamente, ma un po' rincuorata, alle sette e mezza, il gong rimbombò come un'intrusione volgare nel silenzio del dolore, facendo l'effetto d'un rumore innaturale sui nervi agitati della famiglia. Il pasto trascorse in silenzio. Il fantasma di Sally si aggirava dal tavolo alla credenza, e quando la signora Maxie suonò e la porta si aprì, lasciando passare Martha, nessuno alzò la testa. La preoccupazione di Martha si notava dalla povertà del pasto. Nessuno aveva fame, e non c'era nulla che potesse stimolare l'appetito. Finito di mangiare, si trasferirono tutti in salotto, come spinti da una chiamata comune, tacita. Fu un sollievo quando videro passare dalla finestra il signor Hinks, e Stephen uscì a dargli il benvenuto. Quello almeno era un rappresentante del mondo esterno. Nessuno avrebbe potuto accusare il reverendo di aver assassinato Sally. Probabilmente era venuto ad offrire il suo sostegno a conforto spirituale. Ma il solo tipo di conforto che sarebbe servito ai Maxie era l'assicurazione che dopotutto Sally non era morta, che avevano vissuto un incubo notturno da cui ora si svegliavano, un po' stanchi per non aver dormito, ma felici di constatare che nulla di tutto ciò era vero. Se questo non era possibile, era comunque rassicurante poter parlare con qualcuno che non fosse gravato dal sospetto, e che poteva dare a quel terribile giorno una parvenza di normalità. Scoprirono di aver continuato a parlare sottovoce, e il saluto di Stephen al parroco suonò come un urlo. Presto fu lì con loro, e mentre entrava con Stephen, quattro paia d'occhi si alzarono a guardarlo interrogativi, come ansiosi di decifrare il verdetto del mondo esterno su di loro.

«Povera ragazza» disse. «Povera piccola ragazza. Ed era così felice ieri sera.»

«Allora le avete parlato, dopo la festa?» Stephen non riuscì a nascondere l'emozione nella sua voce.

«No. Non dopo la festa. Faccio una tale confusione sul tempo. Che stupido. Ora che me lo dite, ieri non ci ho parlato affatto, anche se naturalmente l'ho vista in giro per il giardino. Indossava un vestito bianco così bello. No, le ho parlato giovedì sera. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, e le ho chiesto di Jimmy. Credo che fosse giovedì. Sì, dev'essere stato così, perché venerdì sera sono stato in casa tutto il tempo. È stato giovedì l'ultima volta che abbiamo parlato. Era così felice. Mi ha parlato del suo matrimonio, e di come Jimmy avrebbe avuto un padre. Ma immagino che sappiate tutto al proposito. È stata una sorpresa per me, ma naturalmente ero felice per lei. E ora questo. La polizia ha qualche novità ancora?»

Si guardò attorno con aria gentilmente interrogativa, apparentemente inconsapevole dell'effetto delle sue parole. Nessuno parlò per un attimo, poi Stephen disse: «Vi posso anche dire, reverendo, che avevo chiesto la mano di Sally. Ma non può avervene parlato giovedì. Non lo sapeva nemmeno. Non le ho mai parlato di matrimonio prima delle sette e quaranta di sabato.»

Catherine rise convulsamente, e si girò, mentre Deborah si voltava a guardarla. Il signor Hinks aggrottò preoccupato le sopracciglia, ma la sua voce delicata era ferma.

«È ben vero che confondo il tempo, ma era certamente giovedì quando ci siamo incontrati. Stavo uscendo dalla chiesa dopo la Compieta, e Sally passava di lì con la carrozzina di Jimmy. In ogni caso non posso sbagliarmi sulla conversazione avvenuta. Sulle parole precise forse, ma non sull'essenziale. Sally mi ha detto che Jimmy avrebbe avuto presto un padre. Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno, e io le ho detto che non l'avrei fatto, ma che ero molto contento per lei. Le ho chiesto se conoscevo lo sposo, ma lei non ha fatto che ridere, e ha detto che preferiva fosse una sorpresa. Era molto agitata e felice. Abbiamo fatto solo un pezzo di strada insieme, perché io l'ho lasciata alla canonica, ma credo che poi sia venuta qui. Temo di aver preso un granchio nel credere che lo sapeste. È importante?»

«L'ispettore Dalgleish la penserà così, probabilmente» disse Deborah stancamente. «Credo che fareste bene ad andare a dirglielo. Non c'è altra scelta, in realtà. Quell'uomo ha un'incredibile abilità nel cavarvi le verità scomode.»

Il signor Hinks appariva turbato, ma fu salvato dal dovere di rispondere da un colpo alla porta, e dall'entrata di Dalgleish. L'ispettore tese la mano a Stephen. Avvolta in un fazzoletto bianco da uomo, c'era una boccetta sporca di fango.

«La riconoscete?» chiese.

Stephen si avvicinò, e la osservò un attimo, senza tentare tuttavia di toccarla.

«Sì. È la boccetta di Sommeil che mancava dall'armadietto delle medicine di papà.»

«Ci sono rimaste sette compresse da due decigrammi. Confermate che mancano tre compresse, da quando le avete messe nella boccetta?»

«Certo che lo confermo. Ve l'ho già detto. C'erano dieci compresse da due decigrammi.»

«Grazie» disse Dalgleish, e tornò verso la porta.

Deborah parlò che la sua mano si era già posata sul pomello della porta.

«Possiamo chiederle dove è stata trovata la boccetta?» chiese.

Dalgleish la guardò, come se veramente la domanda richiedesse un'attenta considerazione.

«Perché no? È probabile che almeno uno di voi vorrebbe veramente saperlo. È stata trovata da uno dei miei uomini, sotterrata in quella parte del prato che è stata usata per la caccia al tesoro. Come sapete, il tappeto erboso era stato sradicato piuttosto a fondo, probabilmente dai concorrenti speranzosi. Ci sono ancora diverse zolle sparse sul terreno. La boccetta era stata messa in uno dei buchi, e la zolla vi era stata premuta sopra accuratamente. La persona responsabile era anche stata abbastanza prudente da segnare il posto con uno dei picchetti contrassegnati che c'erano in giro per terra. Curiosamente il picchetto era contrassegnato col vostro nome, signora Riscoe. La vostra tazza col cacao drogato, il vostro picchetto che segna il nascondiglio della boccetta.»

«Ma perché? Perché?» disse Deborah.

«Se qualcuno ha la risposta a questa domanda, io sarò in studio ancora per una o due ore.» Si volse cortesemente verso il signor Hinks. «Penso che siate il signor Hinks, signore. Speravo di vedervi. Se non vi disturba, potreste concedermi qualche minuto, ora?»

Il parroco guardò i Maxie per un attimo, con un'aria intrigata e compassionevole. Esitava, e sembrava sul punto di parlare. Poi, senza proferir verbo, uscì con Dalgleish dalla stanza.

 

19

 

Erano già passate le dieci, quando Dalgleish andò a interrogare il dottor Epps. Il dottore era stato fuori quasi tutto il giorno, per far visita a dei pazienti che potevano essere o non essere tanto urgenti da giustificare una visita domenicale, ma che certo gli avevano fornito la scusa per posporre l'incontro con l'ispettore. Se aveva qualcosa da nascondere, probabilmente aveva concertato la sua difesa per quell'ora. Non era uno degli indiziati evidenti. Come prima cosa era difficile pensare ad un movente. Tuttavia era il medico personale della famìglia Maxie, ed un loro amico intimo. Non avrebbe ostacolato volontariamente la giustizia, ma poteva avere delle idee personali su ciò che costituiva la giustizia, e aveva sempre la scappatoia del segreto professionale per evitare domande imbarazzanti. Dalgleish aveva già avuto difficoltà altre volte, con testimoni di quel genere. Ma aveva torto di preoccuparsi. Il dottor Epps, considerandola quasi una visita professionale, l'aveva fatto accomodare volentieri nello studio medico in mattoni rossi, scriteriatamente aggiunto alla sua bella casa georgiana, e si era incastrato in una sedia girevole posta dietro la sua scrivania. A Dalgleish aveva fatto cenno di accomodarsi nella sedia dei pazienti, una ampia Windsor, terribilmente bassa, dove era ben difficile sentirsi a proprio agio, o prendere l'iniziativa. L'ispettore si aspettava quasi che cominciasse a tartassarlo con una serie di domande personali e imbarazzanti. E in effetti il dottor Epps aveva evidentemente deciso di condurre lui la maggior parte del colloquio. Questo andava bene a Dalgleish, che sapeva molto bene quando poteva apprendere di più tacendo. Il dottore si accese una grossa pipa, di foggia bizzarra.

«Non vi offrirò da fumare, o da bere, perché so che non usate bere con gli indiziati.» Lanciò un'occhiata penetrante a Dalgleish, per spiarne le reazioni, ma non ricevendo commenti, sistemò la pipa con un paio di tiri vigorosi, e cominciò a parlare.

«Non vi farò perdere tempo, dicendo come sia una cosa terribile, questa che è accaduta. Veramente difficile a credersi. Pure, qualcuno l'ha uccisa. Le ha messo la mano attorno al collo, e l'ha strangolata. Terribile per la signora Maxie. Anche per la ragazza, naturalmente, ma io ovviamente penso ai vivi. Stephen mi ha chiamato alle sette e mezza circa. Non c'è dubbio che la ragazza era morta. Lo era da sette ore, per quello che ne ho potuto constatare. Il medico legale ne saprà di più su questo del sottoscritto. La ragazza non era gravida. L'ho curata occasionalmente per quella faccenda, e lo so. Ma questa sarà una delle voci che circoleranno in paese. Amano pensare al peggio. E avrebbe potuto costituire un movente per qualcuno, suppongo.»

«Se dobbiamo parlare del movente,» interloquì Dalgleish «potremmo cominciare con questo fidanzamento col signor Stephen Maxie.»

Il dottore si mosse a disagio sulla sua sedia.

«Un mucchio di stupidaggini. Il ragazzo è uno sciocco. Non ha un copeco al di fuori di quello che guadagna, e Dio sa se non è troppo poco. Naturalmente prenderà qualcosa, quando il padre morirà, ma queste vecchie famiglie che vivono mantenendo la proprietà col solo capitale - beh, è un miracolo che non abbiano dovuto vendere. Il governo sta facendo del suo meglio per ridurli in rovina con le tasse, mentre Price, quell'individuo, si circonda di conti, e sta diventando ricco con acquisti esentasse! Potete immaginarvi se non siamo tutti diventati furiosi! Comunque, questa non è una faccenda che v'interessi. Però, vi posso assicurare che Maxie non è nella condizione di sposare nessuno, per ora. Dove pensava che avrebbe vissuto Sally? A Martingale con la suocera? Un matto che dovrebbe farsi visitare.»

«Tutto questo rende chiaro che l'unione sarebbe stata rovinosa per i Maxie,» disse Dalgleish «e fornisce a molta gente un motivo per fare sì che non accadesse.»

Il dottore si chinò sulla scrivania, con atteggiamento provocatorio.

«A costo di uccidere la ragazza? Di rendere quel bambino orfano di madre, oltre che di padre? Che razza di gente pensate di aver di fronte?»

Dalgleish non rispose. I fatti erano incontestabili. Qualcuno aveva ucciso Sally Jupp. Qualcuno che non era stato scoraggiato nemmeno dalla presenza del bambino che dormiva. Prese atto, comunque, di come lo sfogo del dottore lo annoverasse tra gli alleati dei Maxie. «Che razza di gente pensate di aver di fronte?» Non c'erano dubbi sulla parte da cui si sarebbe schierato il dottor Epps.

La piccola stanza stava diventando buia. Grugnendo per il leggero sforzo, il dottore si allungò sulla scrivania, e accese una lampada. Era un lume snodabile, messo d'angolo, e lui lo manovrò attentamente, di modo che un fascio di luce gli colpisse le mani, lasciando in ombra il volto. Dalgleish cominciava a sentirsi stanco, ma c'era ancora molto da fare prima di poter chiudere la sua giornata di lavoro. Entrò nel vivo dei motivi che l'avevano condotto lì.

«Immagino che il signor Maxie sia un vostro paziente.»

«Ovviamente. Lo è da sempre. Certo non si può fare molto per lui, ormai. È solo questione di tempo, e di buone cure. È soprattutto Martha ad accudirlo. Comunque, sì, è un mio paziente. Piuttosto un caso disperato. Un'arteriosclerosi avanzata, con complicazioni di diversa natura. Se state pensando che si sia trascinato carponi di sopra, per eliminare la ragazza, beh vi sbagliate. Dubito che sapesse nemmeno della sua esistenza.»

«Credo che gli abbiate prescritto degli speciali sonniferi, quest'anno, o comunque negli ultimi tempi?»

«Mi farebbe piacere che non continuaste a dire, credo questo, penso quell'altro. Sapete maledettamente bene che l'ho fatto. Del resto non ci sono segreti al riguardo. Non riesco a capire, tuttavia, cosa abbiano a che fare con questa faccenda.» Tutto d'un tratto s'irrigidì. «Non vorrete dire che è stata drogata, prima?»

«Non abbiamo ancora il referto dell'autopsia, ma sembrerebbe molto probabile.»

Il dottore non fece finta di non capire.

«Questa è una brutta faccenda.»

«Restringe di molto il campo delle ipotesi. E ci sono altri aspetti inquietanti.»

Dalgleish raccontò al dottore della scomparsa del Sommeil, di dove Sally aveva sostenuto di averlo trovato, che cosa Stephen aveva fatto delle compresse, e del ritrovamento della boccetta nello spiazzo della caccia al tesoro. Quando ebbe terminato, seguì un attimo di silenzio. Il dottore stava curvato indietro nella sedia, quella stessa che a prima vista sembrava non dover reggere le sue gaie e confortevoli rotondità. Quando parlò, la sua voce profonda e roboante era divenuta di colpo una voce stanca, da vecchio.

«Stephen non me l'ha mai detto. Non ne ha avuto gran che tempo con la festa, naturalmente. Ma potrebbe anche aver cambiato idea. Probabilmente ha pensato che non sarei stato di grande aiuto. Avrei dovuto capire che non sarebbe passato sopra ad una simile trascuratezza. Suo padre..., il mio paziente. Conosco Simon Maxie da trent'anni. Gli ho fatto nascere i bambini. Si dovrebbero conoscere i propri pazienti, capire quando vogliono aiuto. Io lasciavo solo la ricetta, di settimana in settimana. Non salivo neanche spesso a visitarlo, ormai. Non sembrava avere molto senso. Ma non potevo sapere cosa Martha stava facendo, tuttavia. Lo curava, faceva tutto. Doveva sapere di quelle compresse. Sempre che Sally dicesse la verità.»

«È difficile pensare che si sia inventata l'intera faccenda. E poi, aveva quelle compresse. Immagino che si possano ottenere solo con la ricetta medica?»

«Certo. Non si può solo entrare da un farmacista, e comprarle. Oh, è vero. Non ho mai avuto sospetti. È colpa mia. Dovevo accorgermi di quello che stava accadendo a Martingale. Non solo a Simon Maxie. A tutti loro.»

"Così, pensa che sia stato uno di loro" pensò Dalgleish. "Vede abbastanza bene come vanno le cose, e non gli piace. Non è una gran colpa questa. Sa bene che si tratta di un crimine consumato da qualcuno di Martingale. La questione è se lo sa con precisione. E se è così, chi di loro è stato?"

Gli chiese del sabato sera a Martingale. Il resoconto del dottor Epps sull'apparizione di Sally, prima di cena, e sulla comunicazione della proposta di Stephen, fu molto meno drammatico di quello della signorina Liddell o di Catherine Bowers, ma la versione concordava nelle linee fondamentali. Confermò che né lui, né la signorina Liddell avevano lasciato lo studio durante il computo del denaro, e che aveva visto Sally Jupp salire le scale principali, mentre lui e la sua ospite stavano attraversando l'anticamera diretti alla porta d'ingresso. Gli sembrava che Sally indossasse una vestaglia, e che portasse qualche cosa, ma non riusciva a ricordare che cosa. Forse una tazza col piattino. Non le aveva parlato, e quella era l'ultima volta che l'aveva vista viva.

Dalgleish gli chiese a chi altro nel paese era stato prescritto del Sommeil.

«Dovrò guardare nei miei registri, se volete che sia preciso. Mi prenderà mezz'ora, o giù di lì. Non era una prescrizione molto frequente. Posso ricordare di uno o due pazienti che l'usavano. Naturalmente ce ne possono essere altri. Il signor Reynold Price e la signorina Pollack, al St. Mary, so che l'avevano. E il signor Maxie, naturalmente. A proposito, che cosa succederà della sua medicina ora?»